Graziella Tassi, “Lalla” nei lunghi mesi della Resistenza, ha sempre sottolineato il suo ruolo di staffetta piuttosto che quello di partigiana, scindendo nettamente i ruoli: di collegamento il suo, di combattimento armato quello di altri.
Eppure bene ha fatto Francesco Fantoni a titolare “Lalla, maestra partigiana” il libro a lei dedicato (Cooperativa Torrano Domani, 2023) nel quale non solo ripercorre la biografia della maestra pontremolese scomparsa poco meno di un anno fa a 95 anni, ma ne mette in evidenza il carattere e la “missione”.
Quella di maestra, appunto, impegnata ad educare generazioni di ragazze e ragazzi, soprattutto dei paesi del territorio pontremolese, iniziando proprio da Torrano.
Nella sua ampia introduzione, Angelo Angella ricorda quanto sia stata “appassionata insegnante sempre pronta a dare l’esempio lanciandosi a capofitto in esperienze didattiche innovative”.
Quella stessa passione che a soli diciassette anni l’aveva portata ad accettare con entusiasmo il ruolo che le venne affidato dal padre, Mino Tassi, socialista, commissario politico della brigata “Beretta”, impegnata nell’Appennino parmense e pontremolese, la prima ad entrare nella Pontremoli abbandonata da tedeschi e fascisti in ritirata.
In quella stessa formazione combatteva il fratello maggiore di Graziella, Errico, reduce dalla campagna di Russia; e nella “Beretta”, con tanti altri pontremolesi, era anche il futuro marito, Doriano De Negri.
Così “Lalla”, sfollata a Casalina con la mamma, diventò la staffetta della formazione partigiana; giovane, spigliata, apparentemente sicura di sé, forgiò definitivamente quel carattere forte formatosi in quella famiglia antifascista.
Molte le missioni di Lalla partigiana: sempre a piedi, spesso a Succisa, il paese dove il comandante Giuseppe Molinari “Birra” aveva trovato l’amore e la donna che lo aveva accompagnato “ai monti”.
Ma non erano rarei i lunghi viaggi verso la valle del Verde per la consegna dei messaggi o le missioni a Pontremoli alla ricerca di rifornimenti per i partigiani, in genere medicinali forniti clandestinamente da medici che collaboravano con la Resistenza.
Una volta, senza saperlo, aveva anche traportato una pistola nella borsetta: se scoperta sarebbe stata la fine.
Più volte sul punto di essere scoperta se l’era sempre cavata, anche grazie a qualche espressione di tedesco che aveva imparato seguendo un corso alla radio.
Anche per Lalla con la Liberazione e la fine della guerra la necessità di guardare significò passare ad altre pagine del libro della vita: il diploma magistrale ottenuto alle “Cabrini” le consentì ben presto di iniziare l’insegnamento.
Prima con il ruolo di supplente, poi con l’assegnazione di una sede fissa, non certo dietro casa: la prima infatti è a Rossano, la seconda, all’inizio degli anni Sessanta, a Torrano dove sarebbe rimasta fino alla chiusura del plesso con l’accentramento di tutte le scuole elementari nel centro di Pontremoli.
Arricchito da un apparato fotografico e con alcuni interventi di Lalla in occasione di cerimonie o di ricorrenze, il libro di Francesco Fantoni è prezioso per mantenere vivo il ricordo di una donna che ha fatto scelte non facili né scontate e che fino all’ultimo ha mantenuto la sua missione di educatrice.
Così come il suo impegno nelle associazioni locali e la sua attiva partecipazione all’attività dell’Anpi ha permesso a tanti di conoscerla ed apprezzarla; soprattutto a quei giovani allievi che hanno partecipato alle iniziative didattiche e che ascoltavano in silenzio ed emozionati il racconto di una protagonista di anni da loro considerati così lontani ed invece resi contemporanei dalla lucida ed impegnata ricostruzione di Lalla, maestra partigiana.
Paolo Bissoli