Da S. Francesco Fogola l’esempio ad  essere missionari nel nostro tempo

Montereggio ha festeggiato il suo figlio vescovo francescano martirizzato in Cina

Il paese di Montereggio, almeno dal 2000, quando Giovanni Paolo II canonizzò Francesco Fogola, il suo figlio missionario dell’Ordine dei frati minori morto martire in Cina nel 1900, non è noto solo per essere “terra di librai” ma anche come paese che ha dato i natali al santo. Ed ogni anno, il 9 luglio, la comunità ne celebra il ricordo con una festa in suo onore.
La giornata, quest’anno, è iniziata con una conferenza tenuta da Luigi Lanzi, discendente e studioso del santo, per giungere al momento più significativo con la S. Messa celebrata dal vescovo diocesano, fra’ Mario Vaccari, concelebranti il parroco don Marco Giuntini e il vice parroco don Giovanni Poggiali.
Il Coro S. Giorgio di Filattiera, diretto dal maestro Pier Francesco Carnesecca, ha eseguito la Messa Cerviana di Lorenzo Perosi.
Nell’omelia, mons. Vaccari si è detto “colpito dall’immagine proposta da Lanzi nella conferenza del mattino: nel momento del martirio, sicuramente il santo ha rivisto la sua vita ed è ritornato alla bellezza di queste montagne dei primi anni della sua vita”.
Francesco ha fatto sua la missione affidatagli dal Padre e, sorretto dalla fede, “partendo da questo piccolo paese, ha trovato il coraggio di attraversare altre culture; non solo delle grandi città in Italia ma addirittura in una terra sconosciuta come la Cina, ancora adesso in gran parte misteriosa per noi occidentali”.
“Spinto dall’ardore missionario, ha messo in pratica quello che anche S. Francesco di Assisi diceva ai suoi frati mandandoli in missione, soprattutto tra gli infedeli: non temete chi vi uccide il corpo ma piuttosto colui che, dopo avervi ucciso, vi manda alla Geenna… Quello che bisogna temere, come diceva S. Francesco, sono i vizi e i peccati: solo questi ci appartengono; i talenti sono un dono di Dio e come gratuitamente li abbiamo ricevuti, gratuitamente dobbiamo donarli… Così ha fatto S. Francesco Fogola, aiutando i giovani per far nascere una nuova Chiesa in Cina”.
Se, pur tra mille difficoltà, oggi vediamo in Cina una Chiesa che cresce, è anche grazie a quel seme gettato. San Francesco Fogola si è immerso totalmente nella cultura del paese, rinunciando alla propria.
Una grande rinuncia, prima di tutto ai sentimenti interiori. “Bellissimo vederlo difendere i poveri dal governo ma immergendosi nel diritto e negli usi di quella popolazione”. Il ricordo della figura del santo, però, non può fermarsi qui.
“Tutte queste cose che la Parola di Dio ci propone sono anche per noi. Il suo modo di essere missionario deve essere esempio anche per noi, missionari nel nostro tempo. Il Papa ricorda che ormai tutta l’Europa è terra di missione: benissimo conservare le tradizioni, ma dobbiamo sentirci impegnati a far conoscere, soprattutto ai giovani, Gesù Cristo e questo si può fare anche con l’annuncio ma non può mancare la testimonianza”.
Non dobbiamo preoccuparci di come fare perché è lo Spirito Santo che ci guida. “Non occorre fare corsi di teologia per annunciare il Vangelo; basta una vita coerente con i valori in esso contenuti. Tutto questo io lo vivo perché credo in Gesù e voglio rappresentarlo per quanto posso e voglio manifestarlo al mondo”.
S. Francesco ci permette di poter riportare alcune delle sue intuizioni nella nostra vita di tutti i giorni. Per questo gli chiediamo di aiutarci a diventare testimoni e missionari del Vangelo.

Sono tornate a “cantare” le campane di S. Apollinare

Il vescovo, mons. Mario Vaccari, è stato accolto dai rappresentanti della Confraternita della Misericordia, assieme a tutti i fedeli, sulla soglia della chiesa.
Lì Gabriele Maucci, presidente dell’associazione “Maestà di Montereggio”, che ha dato il via all’iniziativa del ripristino delle campane di S. Apollinare, gli ha rivolto parole di saluto.
A fra’ Mario si è poi rivolto, a nome di tutta la comunità mulazzese, il sindaco Claudio Novoa, che ha ringraziato il vescovo per essere presente in una giornata così significativa per Montereggio.
Da anni le campane della storica chiesa non erano più in condizioni tali da poter essere usate. Dopo lo smontaggio delle stesse, sono stati ripristinate le parti meccaniche (il movimento è stato lasciato a mano) e sostituiti i batacchi (i vecchi sono stati venduti all’asta per raccoglier fondi per la parrocchia).
Anche l’orologio, che ora fa suonare le campane alle ore 12 e alle 18, è stato sottoposto a manutenzione straordinaria. (a.r.)

Antonio Ricci