Nessuna pietà nemmeno per i bambini
La Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja

La notizia è stata diffusa alla fine della scorsa settimana. La Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja – costituita proprio per indagare sui crimini di guerra – ha emesso un mandato di arresto per il presidente russo Vladimir Putin con l’accusa di “deportazione della popolazione” e di “trasferimento illegale della popolazione”, in particolare bambini, dalle aree occupate dalle truppe di Mosca in Ucraina.
La pratica non avrà un iter semplice: per chi è l’accusato, per le conseguenze sul piano internazionale, per la difficoltà ad istruire un processo e per il fatto che la Cpi ha giurisdizione solo negli Stati che ad essa aderiscono e la Russia, come Usa e Cina, non ha mai aderito.
A complicare il tutto, c’è il fatto che la decisione della Corte è andata a sovrapporsi alla visita di Xi Jin Ping al “suo amico” Putin, con il leader cinese che afferma di voler dare un contributo decisivo all’avvio del processo di pace.
Proprio l’inizio di una trattativa potrebbe porre il mandato di cattura tra gli elementi di scambio. Al di là di queste considerazioni procedurali e politiche, però, risalta il grave colpo inferto all’autocrate russo per quanto riguarda la sua immagine. Le accuse, molto circonstanziate, ricostruiscono il piano criminale di Putin, a partire da un video nel quale la fedelissima Maria Lvova-Belova, commissaria per i diritti dell’infanzia della Russia, ringrazia il presidente perché le ha consentito di adottare un bambino ucraino.
Vi sono poi i dettagli del piano: i rastrellamenti di bimbi e ragazzi in scuole e orfanotrofi, i viaggi di trasferimento a bordo degli aerei militari, la falsificazione dei documenti e la distribuzione dei piccoli presso le famiglie russe.
Un sistema che è stato avviato dallo stesso Putin a partire da maggio 2022 con la firma di un decreto che prevedeva “procedure semplificate per riconoscere d’urgenza la cittadinanza russa ai minori strappati alle proprie famiglie dopo l’invasione”.
Con questa iniziativa criminale la maggior parte dei 16mila minori che, secondo l’ufficio del procuratore generale di Kiev, sono andati dispersi nel corso dell’anno abbondante di guerra sarebbero stati deportati in Russia o nei territori occupati dalle forze russe.
Di certo c’è che appena 307 sono i bambini o ragazzi restituiti alle famiglie di origine. Qui non si tratta più di diatribe geopolitiche – chi ha ragione, chi ha torto – ma del calpestamento del diritto di un minore a poter vivere nella sua famiglia. In base al mandato della Cpi, ora Putin si trova nella condizione di non potersi recare nei 123 Paesi che aderiscono a quell’organismo internazionale.
Comunque possa andare e per quanto lunghi possano essere i tempi per arrivare alla resa dei conti, questo toglie un bel po’ di smalto all’immagine del nuovo zar.

Antonio Ricci