C’è bisogno di pace, rispetto della vita e di pane e non di armi

È ripartito da Altamura l’appuntamento per la 55.ma Marcia Nazionale per la Pace

 

(Foto pagina facebook Diocesi di Altamura – Gravina – Acquaviva delle Fonti)

Dopo due anni di pausa dovuti al Covid, è tornato l’appuntamento con la Marcia della Pace del 31 dicembre – “Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid per tracciare insieme sentieri di pace” lo slogan – organizzata dalla Commissione episcopale per i problemi Sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace della Cei, dall’Azione Cattolica, Caritas e Pax Christi Italia, e dalla diocesi di Altamura, Gravina, e Acquaviva delle Fonti, territorio dove l’iniziativa si è svolta alla fine dell’anno appena concluso. Il programma prevedeva che la manifestazione prendesse il via dalla Casa Circondariale di Altamura per poi snodarsi lungo le strade della cittadina pugliese.

Evidente la volontà di fare riferimento alla figura di don Tonino Bello, che fu vescovo di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi (poi anche Ruvo) dal 1982 al 1993 e presidente di Pax Christi dal 1985 al 1993, succedendo a mons. Luigi Bettazzi. A pochi mesi dal 30° anniversario della sua morte (20 aprile) restano più che mai attuali le parole da lui pronunciate nell’Arena di Verona nel 1989: “In piedi costruttori di pace”.

(Foto pagina facebook Diocesi di Altamura – Gravina – Acquaviva delle Fonti)

Presenti una decina di vescovi e di sindaci, la marcia è partita alle 15 dal punto prefissato, dopo la preghiera iniziale presieduta da mons. Giovanni Ricchiuti, vescovo della diocesi e presidente di Pax Christi. Raccogliendo un sempre maggior numero di partecipanti, è arrivata alle 20,30 in cattedrale, dopo due soste lungo il percorso, nel corso delle quali si è parlato di ripartire per tracciare insieme sentieri di pace, di rilancio dell’appello per l’adesione dell’Italia al “Trattato per la proibizione delle armi nucleari”, della necessità di pane e pace. Si sono ascoltate testimonianze di obiezione di coscienza e di scelte di non violenza dalla Russia, dall’Ucraina e dalla Palestina.

Alle 21 è iniziata la Messa. “Le guerre vanno fermate – ha detto mons. Ricchiuti nell’omelia – ce lo ricorda sempre papa Francesco, ma sarà possibile soltanto se smetteremo di alimentarle, se metteremo da parte interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere”. Poi ha aggiunto che “abbiamo bisogno di pane e non di armi, perché la povertà cresce. Di una sanità a servizio delle persone, piuttosto che di aumentare la spesa militare”.

Il vescovo ha anche ricordato le ricorrenze, il prossimo 11 aprile, del 60° anniversario dell’enciclica Pacem in Terris del santo papa Giovanni XXIII, e, il 26 giugno, del centenario della nascita di don Lorenzo Milani, due figure determinanti, nel secolo scorso, per l’affermazione dell’idea della pace nel mondo. Riferendosi, poi al 50° dell’entrata in vigore della legge sull’obiezione di coscienza in Italia, ha ricordato il riferimento di papa Francesco alla figura di Franz Jägerstätter, un obiettore di coscienza che, in nome dei suoi principi, fu capace di opporsi a Hitler e per questo fu ghigliottinato il 9 agosto 1943.