Siamo ormai agli sgoccioli di questa anomala campagna elettorale e restano invariati i toni dei protagonisti. Il centrodestra (forse è più corretto dire destracentro) dà l’impressione di scalpitare in attesa del momento in cui i risultati delle urne ufficializzeranno la vittoria della coalizione e, nelle more, fa di tutto, giustamente dal suo punto di vista, per accantonare ogni minimo segno di discordia o anche solo di discussione, confidando che la conquista del governo della nazione possa fungere da calmante per ogni possibile successiva rivendicazione. Restano, tuttavia, i problemi concreti che travagliano il Paese, che richiederebbero risposte ragionate non slogan e su quelli c’è davvero poco di nuovo da segnalare.
È di lunedì 12 la notizia della morte di 6 migranti siriani (due bambini) partiti assieme ad altri 26 dalla Turchia e deceduti per fame e sete dopo diversi giorni passati alla deriva. Fondazione Migrantes e Unhcr si sono subito trovati d’accordo nel denunciare la gravità del fatto e nel chiedere che si possa al più presto “ripristinare un meccanismo di ricerca e soccorso tempestivo ed efficiente” per far sì che certe tragedie non debbano ripetersi. Una speranza molto ardua da realizzare se dovessero essere Salvini e colleghi a decidere la politica dell’accoglienza nei confronti dei profughi: questi ultimi erano siriani, ricorda Migrantes, e nessuno può negare che avevano diritto alla protezione internazionale.
Le politiche del respingimento, del blocco nei porti di partenza, fino a quella che invita ad “aiutarli a casa loro” vanno contro ogni senso di solidarietà umana. Lo stesso astio che Salvini e Meloni hanno sempre dimostrato nei confronti di chi cerca di trovare in Europa quella prosperità o, almeno, sicurezza che non potrebbe mai ottenere in terre martoriate dalle guerre e dalla miseria, si rivela, sia pure in modi diversi, nei confronti dell’Europa, vista sempre come “nemica” dei nostri interessi, “matrigna” che pretende di dare finanziamenti e poi controllare come li spendiamo!
Ha scelto una linea un po’ più morbida, in questi ultimi tempi, Giorgia Meloni, conscia, forse, del fatto che, dopo il 25 settembre, potrebbe essere proprio lei ad andare a trattare con la Commissione Ue. Un cambiamento che non trova riscontro in Salvini, rimasto ancora legato alla richiesta di togliere la sanzioni alla Russia per non far arrabbiare troppo il suo amico di un tempo. La stessa ostinazione dimostra nel chiedere uno scostamento di bilancio per tamponare gli aumenti dei costi energetici, ma senza offrire vere soluzioni su come coprire i buchi che si creerebbero nei conti dello Stato.
Se le cose dovessero andare come sembra, sarà interessante – ma anche drammatico in caso di errori gravi nelle scelte economiche – vedere come dalle parole (per tanti versi assurde) sapranno passare ai fatti.
Antonio Ricci