Padre Bartolomeo Sorge, un “gesuita felice” profeta dei tempi nuovi

È passato poco più di un anno dalla morte di Padre Bartolomeo Sorge, S.I., avvenuta il 2 novembre 2020. Un profilo, quello del gesuita nato nel 1929 all’Isola d’Elba, ma di origini venete e siciliane, per lungo tempo punto di riferimento di parte del mondo intellettuale cattolico, che ha a lungo dominato il dibattito sull’identità culturale e sul ruolo politico del cattolicesimo italiano. Il suo ultimo sforzo editoriale, “Bartolomeo Sorge. Un gesuita felice. Testamento spirituale” (Edizioni Terra Santa, 2021, pp. 192) esce postumo ed è frutto di un progetto elaborato negli ultimi anni di vita nella residenza per gesuiti di Gallarate, curato da Maria Concetta De Magistris, discepola di Padre Sorge dai tempi della sua permanenza palermitana e membro della comunità monastica benedettina di Citerna (Perugia).
Un libro a due mani, quindi, non riassumibile ne’ in una biografia, come potrebbe apparire nella prima parte del volume, e nemmeno in un testamento spirituale, quale sembrerebbe la seconda parte.
La prima parte ripercorre le istantanee della lunga e ricca vita di Sorge all’interno della Compagnia di Gesù in Italia: direttore de La Civiltà Cattolica (1973-1985), la mancata nomina a Patriarca di Venezia come successore di Papa Luciani, la partenza per Palermo (descritta dai giornali del tempo come l’esilio imposto ad uno degli ultimi intellettuali del pontificato montiniano) alla guida dell’Istituto di formazione politica Pedro Arrupe a Palermo (1985-1996), e poi Milano, alla direzione di Aggiornamenti Sociali (1997-2009) e Popoli (1999-2005), fino ai mesi del lockdown in cui Padre Sorge usava con abilità i social network per esternare il suo pensiero su quella fase inedita.
A fare da filo conduttore non è l’aspetto biografico, ma tre “sogni” che hanno riempito la vita di Padre Sorge: la ricerca individuale della santità, la costruzione di una città a misura d’uomo – un desiderio espressosi in particolare modo in Sicilia, dove Sorge fu protagonista della “primavera palermitana” – e il rinnovamento ecclesiale nel solco del Concilio Vaticano II, manifestatosi nella lunga e discreta collaborazione con Paolo VI, un sogno mai cessato e rinvigorito dall’elezione a Papa del confratello Jorge Mario Bergoglio.
La seconda parte del testo, scritto dallo stesso Padre Sorge, contiene i suoi “appunti spirituali” sui doni di grazia che hanno illuminato il suo percorso: la vocazione, la spiritualità, l’eucaristia, la Parola. In questa parte la teologia si intreccia con tratti autobiografici, dando al libro non la forma di un autoreferenziale guardarsi allo specchio, ma quella del dialogo della fede di un sacerdote contento di esserlo per sempre, che ha vissuto la sua vocazione come una scelta ma anche come un segno particolare di predilezione della Madonna, da lui venerata come Mater Divinae Gratiae che gli indicò, allora giovane 17enne, la strada della Compagnia di Gesù. Né biografia né testamento, dunque, il libro di De Magistris e Sorge assume lo stile del saggio; un saggio sul rinnovamento dell’essere cristiani nel mondo secondo l’interpretazione di un religioso definitosi al termine della sua vita “un gesuita felice”, ma che il teologo Massimo Naro, nell’introduzione al volume, definisce meritatamente “gesuita profeta dei tempi nuovi”.