
La diocesi invita a superare lo smarrimento confidando nella forza rigenerante dell’amore di Dio

La notizia della condanna dell’ex parroco Luca Morini, noto alle cronache anche come “don Euro”, è rimbalzata in tutte le parti d’Italia come si può vedere dalla rassegna stampa. La vicenda è nota poiché a suo tempo lo scandalo era assurto alle cronache nazionali e se ne erano interessate, in vari modi, perfino le reti televisive più importanti. Il caso era scoppiato nel 2017 quando uno dei suoi accompagnatori aveva scoperto che il personaggio col quale passava il suo tempo non era un magistrato ma un parroco. A quel punto anche i malumori dei suoi parrocchiani presero corpo e vi fu non poco sconcerto sia nella comunità ecclesiale che tra i confratelli sacerdoti.
È una storia dolorosa, che ha prodotto ferite profonde nei fedeli e grande sofferenza in tutto il tessuto della comunità diocesana. Non è inutile ricordare l’enorme disagio dei parroci, che dovevano rispondere in prima persona agli interrogativi, ai dubbi, alle diffidenze dei loro parrocchiani.Sono stati anni difficili per tutta la Chiesa diocesana. Il tribunale di Massa ora lo ha condannato a sette anni e mezzo di pena per un episodio di estorsione al suo vescovo, Giovanni Santucci, e per l’accusa di sostituzione di persona. È stato invece assolto dalle accuse di autoriciclaggio e cessione di droga; gli è stata anche riconosciuta la semi-infermità mentale, operando però un giudizio di equivalenza con le circostanze aggravanti contestate.
Trattandosi del primo grado di giudizio, la difesa è pronta a presentare appello per cui è facile ipotizzare che ci vorrà ancora del tempo per dichiarare veramente conclusa la vicenda.
Da parte sua, la diocesi di Massa Carrara- Pontremoli, in un comunicato stampa, prende atto della condanna, ricordando che “la giustizia della Chiesa da tempo ha già fatto il suo corso, con regolare processo canonico, destituendo don Luca dallo stato clericale”.
Esprime l’auspicio che “questa triste vicenda, che ha generato tante sofferenze e ferite nel clero e nei fedeli, possa essere presto archiviata, recando così un po’ di serenità nei cuori dei fedeli e di quanti guardano alla Chiesa come ad una comunità di persone che vive la fratellanza e l’amore secondo gli insegnamenti del Vangelo” e confida che “la forza rigenerante dell’amore di Dio aiuti tutti a superare lo smarrimento e che nelle parrocchie l’impegno pastorale sia sempre volto ad operare in serenità per il bene di tutti”.
Nella vicenda processuale era coinvolto anche Emiliano Colombi, sacerdote che aveva ottenuto dalla Santa Sede la riduzione allo stato laicale e che attualmente insegna religione. È rimasto sempre ai margini della cronaca con grande riserbo. Ora è stato assolto dall’accusa di riciclaggio “perché il fatto non sussiste”.
Anche questo è un danno collaterale che forse poteva essere evitato. La giustizia ha fatto il suo corso, ora è il tempo della misericordia.