Domenica 22 agosto – XXI del Tempo Ordinario
(Gs 24,1-2.15-17.18 – Ef 5,21-32 – Gv 6,60-69)
“Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».”. E ringraziare i discepoli che hanno coraggi di dire la fatica e la durezza di una Parola che è dura. Dura quando chiede conversione, dura quando non la si comprende, dira quando non concede sconti, quando chiede non solo di essere ascoltata ma addirittura incarnata.
Ringraziare i discepoli per la loro schiettezza, per aver tentato di ammaestrare gli eccessi, per farci sentire meno soli quando non ci sentiamo all’altezza del Maestro.
Ringraziare Gesù perché invece di assecondare le nostre richieste non arretra ma rilancia, per la fiducia che ha nei nostri confronti, per la sua fede, perché è quella che ci salva, non siamo noi a credere in Dio è Lui che crede in noi nonostante noi. E questo sia davvero il cuore di questa pagina di Vangelo. Che sia dura la vita, che sia difficile incarnare la Parola è chiaro ma forse proprio questo scandalo può essere un inizio, l’inizio per capire che la vita è qualcosa che si accoglie e non si conquista e che l’Amore Divino si può solo ricevere, con incredibile gratitudine.
Ringraziare anche chi se ne è andato dopo le parole di Gesù, perché anche noi siamo costantemente in bilico tra restare e andarcene, e avolte ce ne andiamo impauriti, arrabbiati, e poi torniamo, perché senza di lui non possiamo vivere.
Ringraziare Pietro che svela con onestà il suo e nostro bisogno di vita. E continuare. Verso la Croce e la Resurrezione, niente di più e niente di meno, chi ha conosciuto l’Amore non può accontentarsi