Nel 1951 nasceva la Comunità Economica Carbone e Acciaio, tra Belgio, Francia, Germania Ovest, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi per la gestione degli aiuti statunitensi previsti dal piano Marshall. Padri furono Jean Monnet, Robert Schuman, Conrad Adenauer a cui si affiancò Alcide De Gasperi
Ci vorrebbe proprio un erasmiano elogio della follia e capovolgere il giudizio sulla storia: nel 1945 il mondo usciva distrutto dalla più atroce guerra voluta dalla “Sapientia” degli uomini, meritevoli dell’ironica condanna da parte di “Follia” , la donna che Erasmo (Rotterdam 1466 – Basilea 1536) mette in cattedra per portare in dono buon senso e una “lieta e amabile risata”. Nel mondo occidentale si recuperò finalmente la consapevolezza dei disastri provocati da nazionalismi che, incrociati col colonialismo e l’imperialismo, furono e continuano ad essere nefasti.
Fare comunità è sempre stata cosa buona per i popoli: fu così per i greci che legati in alleanza difesero la loro libertà minacciata dai persiani, fu così nel basso Medioevo per le libere città dell’Europa centrale che formarono la “lega anseatica” e raggiunsero benessere e sviluppo civile e culturale. Invece la politica del predominio di una nazione sull’altra ha rotto più volte i buoni propositi di fare comunità, specialmente nel Novecento, il secolo più feroce della storia umana.
Alcuni politici fortunatamente si impegnarono a costruire alleanze di pace: poco efficace fu la Società delle Nazioni, mentre nel secondo dopoguerra l’Unione Europea si è formata e consolidata progressivamente e continua a portare sviluppo e solidarietà ai popoli che ne fanno parte dopo tanta guerra.
Una prima tappa dell’integrazione europea fu nel 1948 la creazione di uno strumento comune per la gestione degli aiuti statunitensi previsti dal piano Marshall. Il 4 aprile 1951 col trattato di Parigi fu creata la Comunità Europea del Carbone e Acciaio (CECA), puntava sull’espansione economica e a creare occupazione, migliori condizioni di vita e anche a superare le divisioni fra gli Stati. Padri furono tre grandi politici europei: Jean Monnet, Robert Schuman, Conrad Adenauer a cui si affiancò Alcide De Gasperi, lo statista italiano più grande del Novecento. L’impegno europeistico, basato su valori di fraternità ispirati alle radici cristiane dell’Europa, sul culto del diritto e della bellezza di eredità classica che si è raffinato nei secoli, mirava a cercare ciò che avevano in comune i popoli.
Si facevano i primi passi di coordinamento in settori specifici dell’economia. Per ripartire l’Italia entrò nella CECA e puntò sull’industria manifatturiera che trasforma in oggetti le materie prime, di cui però è quasi del tutto priva. Per avere le indispensabili risorse carbonifere e siderurgiche “pagò” con capitale umano fornendo braccia da lavoro, soprattutto di minatori, al Belgio e alle terre franco-tedesche della Ruhr e della Saar. Nel 1953 furono abolite le restrizioni doganali per i commerci tra paesi membri della CECA e fu stabilita una linea comune per la produzione complessiva e per il prezzo delle risorse.
Era un organismo con poteri propri e un’Alta Autorità con ampia indipendenza nel deliberare e poteri decisionali diretti e altre istituzioni di controllo, una corte propria di giustizia. Il trattato istitutivo prevedeva la durata di 50 anni, la CECA si è estinta nel 2002. Non fu facile superare divergenze fra gli Stati, sempre gelosi della loro piena sovranità: non fu possibile realizzare la Comunità Europea della Difesa (CED) tanto cara a De Gasperi, il Parlamento francese a maggioranza gollista insieme a radicali e nazionalisti non ratificò il trattato firmato nel 1952 da Francia, Italia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo, paesi in cui anche comunisti e socialisti si opposero temendo la creazione di un’autorità militare sopranazionale in tempo di “guerra fredda” ormai esplosa in guerra “calda” di Corea.
Il nord della penisola asiatica occupato dai sovietici e con intervento dei cinesi si scontrò col sud dove attaccarono in armi gli Stati Uniti. La guerra fu sospesa sul 38° parallelo. Il 10 luglio 1951 iniziò la conferenza per la pace che finì con un armistizio e dopo settanta anni ancora non si trova un accordo tra le due Coree con sistema politico contrapposto: dittatura al Nord, democrazia liberale al sud.
La mancanza di una politica estera e di una difesa comune indebolisce il ruolo dell’Europa nelle tante crisi regionali e nell’affrontare il drammatico problema dei flussi migratori. Sarebbe necessaria un’azione collegata ma non si lavora per realizzarla.
Le esigenze di coordinamento e di intesa nell’Europa centro-occidentale erano comunque forti e si concretizzarono sul piano economico col trattato di Roma del 1957 con la creazione del Mercato Unico Europeo (MEC) e Comunità Economica (CEE), della Comunità per l’energia atomica /Euratom). Arriverà poi il trattato di Maastricht del 1992 sull’Unione Europea attuale. Maria Luisa Simoncelli