
Domenica 11 aprile – II di Pasqua
(At 4,32-35 – 1Gv 5,1-6 – Gv 20,19-31)
Ma Tommaso non c’era. Quella sera Tommaso non c’era e non possiamo certo rimproverarlo per la sua incredulità, lui che non ha ricevuto il Suo soffio, lui che non ha visto le Sue ferite, lui che non ha sentito le Sue parole. Certo “abbiamo visto il Signore!” dicono i discepoli ma loro non hanno ancora ferite da mostrare, ed è davvero impossibile credere ad un amore non trafitto dalla sofferenza. Troppo ingenua la testimonianza dei discepoli. Troppo acerba. Troppo intellettuale. Nessuno di noi avrebbe creduto ad un amore così facile. Nessuno di noi è disposto, in verità, a credere di essere amato da qualcuno che non soffre con lui e per lui. Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, non credo. E non possiamo dargli torto. Facile dire “ti amo”, raro è trovare qualcuno che soffre e si preoccupa e si lascia trafiggere per te. è questo l’unico amore credibile. è questa la ricerca di Tommaso. è questo che stiamo cercando anche noi per non avere più paura. E Gesù lo sa. E quando, dopo otto giorni, Gesù torna in mezzo a loro, il Dio Amante non lo lascia nemmeno parlare Tommaso. Gli ha letto nel cuore. Ecco le mie mani e il mio cuore. Ora puoi credere. Questo è amore credibile. E Tommaso ama. Mio Signore e mio Dio. Ed in quel “mio” tutta la tenerezza di chi si sente raggiunto da un amore a caro prezzo, l’unico amore in grado di donare pace e vita. Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto. E questo messaggio è solo per noi. Che siamo chiamati a credere senza una visione diretta delle ferite. è messaggio per noi, che crediamo solo all’amore ferito dalla passione. è messaggio per noi che siamo chiamati a donare la Sua pace, il Suo perdono, il Suo Amore in modo credibile, cioè trafitti dalla passione per l’altro. Quella che ci chiede di morire per far vivere: amore credibile perché Risorto. Beati quelli che non hanno visto le ferite di Gesù con gli occhi ma che hanno creduto a Lui grazie alla testimonianza di uomini e donne che si sono lasciati trafiggere dalla passione per l’uomo.
Chiediamo al Signore di essere Chiesa trafitta, cioè appassionata, cioè testimone di un amore a caro prezzo; solo così il nostro perdono di pace diventerà credibile.
don Alessandro Deho’