Marzo, finora, non si è dato alle bizze

La primavera fa passi avanti e il calendario dice che volge al termine anche la prima decade di marzo: “il tempo vola e non s’arresta un’ora”, questo il monito che si legge su alcune meridiane. La settimana in esame non ha recato grosse novità sotto il profilo meteo. Unica precipitazione, dall’inizio del mese, è stata quella – breve e debole – di venerdì 5, e di questo possiamo essere grati. Ci sarà tempo ad aprile per altre piogge, adesso va bene che suoli, muri e… ossa si asciughino ancora un po’.
Il lungo tunnel di prevalente cielo grigio ha fatto tanto desiderare un maggior soleggiamento, che finalmente ora si realizza, nonostante l’atmosfera non si mostri sempre nitida per i motivi già esposti anche la scorsa settimana. Il diario quotidiano, pertanto, parrebbe non offrire molti spunti per la consueta chiacchierata; in realtà, non si sono viste solo alcune brinate, un po’ di foschia, incursioni favoniche e la pioviggine poc’anzi ricordata di venerdì scorso. è interessante, ad esempio, mettere a confronto la ventilazione di tramontana, prevalente da sabato 6 a metà settimana, ma che ha presentato caratteristiche diverse.
Più volte si sarà verificata l’occasione di sottolineare certi aspetti dei flussi aerei e le loro conseguenze sul tempo atmosferico, soprattutto passando da monte a valle o da versante a versante di una catena montuosa. Sabato 6 (e in misura meno appariscente anche martedì 9), osservando il crinale appenninico, si notava che le nuvole lo orlavano in corrispondenza dei valichi più bassi come il Brattello o la Cisa, mentre più in alto le vette erano libere dagli addensamenti (quelli che, con terminologia germanica, si indicano come Stau, che significa ‘sbarramento’).
L’esperienza diceva – e le immagini da Meteosat confermavano – che la Val Taro doveva essere ricolma di strati con base inferiore ai 1000 m, il cui unico sfogo era infilarsi giù per la valle del Verde e la valle del Civasola, insieme al vento che, una volta trovati i varchi, precipitava nel versante lunigianese intensificando la propria velocità. Per questo motivo, la giornata di sabato 6, a Pontremoli, è risultata più fredda che altrove a parità di quota, essendo sottoposta al travaso d’aria fredda che, come una cascata d’acqua che si fa strada in una forra, era visibile nella nuvolaglia che si affacciava poco sopra Vignola, mentre rilievi molto più alti lungo la catena dell’Orsaro ne erano esenti.
Testimone dell’avvezione localizzata è pure la temperatura massima stazionaria: venerdì, sotto cielo coperto e con aria umida, si erano toccati 11°C, mentre sabato, a dispetto del ritorno del sole, non si andava oltre quel livello (precisamente 10,8°C). La tramontana ‘da travaso’ descritta è una peculiarità di Pontremoli e, in Val di Vara, di Varese Ligure che la riceve dal basso crinale con l’estrema Val Taro, a ovest del Passo di Cento Croci, dove il setto montuoso fra versante padano e versante ligure si deprima a circa 900 m. Lungo la Riviera Ligure, sono invece i tratti in prossimità di Genova e di Savona a conoscere molto bene questa modalità di tramontana: talvolta, si presenta anche ‘scura’, così come accade in Lunigiana durante certe giornate di tempo perturbato e freddo, con pioggia o anche neve fino a quote basse.
Diverso è il caso della tramontana generale (quella che i nostri vecchi chiamavano il vento dell’alpe), che ricopre di nuvole solo le vette e i crinali più alti (cavalloni del vento) o lascia libere anch’esse in caso di massa d’aria più asciutta, ma che a valle reca tempo asciutto e rigido ovunque rispettando l’altitudine, mettendo un po’ tutti in pari senza particolarità locali come quelle fin qui descritte. Così, a motivo del gradiente termico verticale che si instaura, si registrano temperature diverse a seconda della quota, con il freddo che si fa via via più severo salendo in montagna, mentre in pianura e lungo le coste giunge relativamente più temperato.
Si è cercato di spiegare, insomma, che c’è vento e vento, anche se la direzione di provenienza a volte è la stessa; ciò dipende, nell’interno e specialmente nelle valli, da incanalamenti, deviazioni e da ogni altro mutamento del flusso aereo imposto o generato dall’orografia.

a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni