La storia dei Magi narrata da Matteo (2,1 – 12) è paradigmatica del cammino della fede. In essa si possono rintracciare tratti del percorso che conduce all’incontro con il Signore dell’Incarnazione. Utile, allora, mettersi idealmente al seguito del piccolo corteo per leggere qualcosa di noi stessi e del viaggio al cuore della verità evangelica. Come i Magi anche noi veniamo da lontano.
Quello che in loro è solo un dato semplicemente geografico è, in noi, fattore etico e spirituale. Pur essendo cristiani avvertiamo di abitare sovente una terra lontana, rispetto al luogo del Bambino. C’è in noi una sterile estraneità. Se l’Assoluto ha le sembianze dell’evento sconvolgente dell’autodonazione, allora l’estraneità ci ricopre come un mantello. La ragione è semplice: la patria che abitiamo è egoismo, il Bimbo di Betlem è dono.
Per fortuna nello spazio più nobile dell’animo c’è anche una sana nostalgia di Assoluto. Come ai Magi, anche di fronte al cammino del credente si pongono ostacoli imprevisti: sottili seduzioni, inganni astuti. Come allora, anzi oggi più che mai in piena pandemia, crisi economica, mancanza di lavoro, aumento dei poveri… il mondo è percorso dalla paura e dalla sfiducia, accanto al terrore di guardarci dentro per scalfire le varie forme dell’egoismo, dell’individualismo e della superficialità. Ognuno vi è coinvolto, vittima e nel contempo colpevole, al punto che nessuno può permettersi il lusso di coltivare sciocchi trionfalismi. Respiriamo un clima pesante che vorrebbe oscurare la stella del Natale. Non tutto, per fortuna, è come appare e dobbiamo guardarci da banali semplificazioni.
Dio ama la sua creazione e, nonostante tutto, non ha perso la fiducia nell’umanità. La Grazia è all’opera e produce i suoi frutti in noi e attorno a noi: “Ecco la stella che li precedeva”. L’amore di Dio, a volte, ci pare assente, quasi in esilio, in realtà non cessa di guidare i nostri passi. Abbiamo bisogno della Luce vera, in mezzo ad un mare di tenebre. La stella e la gioia contengono un grande insegnamento: superare le molteplici insidie del quotidiano.
Ed allora , come i Magi, entriamo nella capanna a vedere l’umanità rinnovata nella carità “Videro il Bambino con Maria, sua Madre…” straordinaria, essenziale icona dell’antropologia redenta. Nell’adorazione possiamo fare sintesi tra la Parola accolta e la fiducia; tra il brillare oggettivo della Grazia e la risposta soggettiva della fiducia; tra il dono che ci è offerto e l’impegno che ci è chiesto. L’adorazione è la premessa dell’azione. Come i Magi lasciamo i nostri doni o, per meglio dire, il dono di noi stessi per quel progetto di umanità su cui continua a brillare la stella di Natale.
I Magi andarono, videro, trovarono. Un lungo percorso in fondo al quale c’è l’incontro che libera, riscatta, rigenera perché è contatto con il Mistero, nella notte più straordinaria di tutti i tempi. Il Covid 19 non può raggiungere il cuore e l’anima di coloro che sperano nel Dio Bambino e che vivono, in autenticità, il compleanno del festeggiato, troppo spesso lasciato da parte, Gesù. Lui nascerà ancora, e ancora… e, se sapremo riconoscerlo e accoglierlo, ci renderà liberi.
(Ivana Fornesi)