Nel Duomo di Pontremoli l’omelia del Vescovo Giovanni al pontificale di Natale. “Gesù è con noi, è per noi via, verità e vita; è anticipazione del Regno di Dio che verrà”
Il pontificale del pomeriggio di Natale presieduto dal Vescovo Giovanni nel duomo di Pontremoli si è svolto quest’anno con tutti i limiti cui siamo abituati dalla riapertura delle chiese: presenza dei fedeli limitata dal distanziamento; numero di sacerdoti concelebranti ridotto al minimo: padre Dario Ravera, don Lucio Filippi, don Jules Ganlaky.
Limiti che non hanno impedito ai presenti di cogliere il significato profondo di un Natale il cui valore, per i credenti, non è stato minimamente scalfito dalla situazione di crisi che stiamo vivendo. In tal senso si è sviluppata l’omelia di mons. Santucci, che a più riprese ha invitato i fedeli ad andare al significato profondo della celebrazione di un evento che ha segnato la storia degli uomini.
Della nascita di Gesù, ha esordito il Vescovo, del “Figlio di Dio che si fa uomo, che si fa figlio di Maria e nasce in una stalla, a Betlemme, come il più povero dei bambini, non se ne accorge nessuno”. “Solo i pastori, chiamati dagli angeli, vanno alla grotta a onorare il Figlio di Dio che è nato, il nostro Salvatore. Ed è caratteristica questa scelta perché i pastori erano le persone più emarginate”, essendo considerati impuri. “Certamente, ha proseguito, siamo un po’ dispiaciuti di non poter celebrare il Natale secondo le nostre tradizioni”, però dobbiamo stare attenti a non identificare il Natale con il presepe, l’albero, il panettone, i regali, gli auguri perché Natale “è un’occasione, certamente, di festa ma è qualcosa di straordinariamente difficile da accettare e da accogliere anche se ci commuoviamo davanti all’immagine di Gesù Bambino”.
“È un’occasione per purificare le nostre celebrazioni… per dare spazio a una fede che riempie il cuore delle persone soprattutto più emarginate e sofferenti perché quelli che stanno bene non hanno bisogno di cambiare, ma quelli che soffrono sì, eccome!”. Il Vescovo ha poi ricordato che, proprio in quel giorno di festa “nel mondo sono combattute circa settanta guerre… e stasera ci saranno centinaia di morti per la violenza nei rapporti tra le persone”.
“Chi soffre, ha aggiunto, ha bisogno di trovare speranza per continuare a vivere. E i nostri cuori e i nostri occhi devono accogliere questa provocazione di un mondo nuovo: ecco, le cose vecchie sono passate, ne sono nate di nuove”. Ma noi ce ne siamo accorti o continuiamo a ripetere quello che abbiamo sempre fatto? “Gesù è con noi, è per noi via, verità e vita; è anticipazione del Regno di Dio che verrà. E chiediamoci, allora, perché Dio, nel suo amore per noi, ha donato il Figlio perché fosse il nostro redentore… E la risposta ce l’abbiamo nella lettera di Giovanni e nel vangelo, soprattutto, di Giovanni che abbiamo ascoltati: perché l’uomo diventasse Dio. Dio si fa uomo perché l’uomo diventi Dio!”.
“Quando Giovanni scrive il suo vangelo, ha continuato il vescovo Giovanni, è già molto vecchio. Non ha bisogno di raccontare di nuovo il Natale di Gesù: i cristiani hanno già tra le mani il vangelo di Matteo e il vangelo di Luca… Allora ecco che Giovanni mette all’inizio del suo vangelo queste frasi che ci dovrebbero aiutare a entrare e cogliere – non dico in pienezza perché sarà difficile per tutti – ma almeno cogliere il mistero che noi stiamo celebrando, ricordando. ‘In principio era il Verbo’: il Verbo è la Parola di Dio che ora viene nel mondo e diventa la luce vera che illumina ogni uomo. ‘Venne tra i suoi ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti, però, lo hanno accolto ha dato il potere di diventare Figli di Dio’”.
“Tutti questi aspetti che Giovanni sottolinea sono molto complessi da accogliere, da capire; però c’è un esempio che capiamo perfettamente, quando Gesù è presentato come ‘luce che illumina ogni uomo’”. In una casa la luce, accesa o spenta, non cambia la disposizione delle cose. “Si accende la luce perché solo la luce permette di agire, di interagire e operare con sicurezza per sé e per gli altri: solo la luce ci permette di vivere dentro le cose, con le cose, con le persone. Gesù è la luce vera che illumina ogni uomo e addirittura, alla fine del suo vangelo, dirà a noi cristiani: ‘Voi siete la luce!’”.
“Non saranno le cose attorno a noi a cambiare, saremo noi che dovremo cambiarle e trasformarle in occasione di gioia, di festa per tutti. E finché ci sarà ingiustizia, violenza, cattiveria intorno a noi non saremo arrivati a quel progetto di vita per cui Dio ha creato l’uomo e lo ha reso responsabile del mondo. Allora il Natale è per noi occasione per dire a Gesù: ‘Ti accogliamo con gioia, ci mettiamo al tuo servizio, abbiamo un grande desiderio nel cuore: essere gli annunciatori nel mondo del tuo vangelo’. Così è Natale!”.