Ottobre 1940: l’invasione italiana della Grecia

Velleità di potenza del Duce e illusione di rapide conquiste sconfitte dalla resistenza dei greci

Soldati italiani sul fronte greco-albanese nell’inverno 1940-1941
Soldati italiani sul fronte greco-albanese nell’inverno 1940-1941

Il 1940 fu l’anno delle “decisioni irrevocabili” annunciate con irresponsabile foga oratoria da Mussolini, nella realtà dei fatti fu l’inizio di gravi fallimenti. Era evidente la debolezza di un paese in cui le sanzioni dopo l’invasione dell’Etiopia avevano gravato ancor più sull’economia.
Ma il desiderio di dare all’Italia un rango di grande potenza spinse il Duce a entrare in guerra il 10 giugno con l’illusione di una “guerra lampo”, visto il rapido crollo della Francia, per mettersi al tavolo dei vincitori con la sua parte di bottino frutto di una “guerra parallela” a quella tedesca. Le difficoltà erano grandi in Africa per la controffensiva inglese. Il mito di una facile guerra africana condotta dall’Italia era già frantumato, a complicare ancor più il quadro venne la decisione di attaccare la Grecia.

I primi mesi della Campagna italiana in Grecia (da Wikipedia)
I primi mesi della Campagna italiana in Grecia (da Wikipedia)

La frontiera greca fu violata il 28 ottobre 1940, una data significativa, la stessa della marcia su Roma del 1922 che aveva portato il fascismo al potere. Il giorno prima a Berlino Germania, Italia e Giappone avevano firmato il “patto tripartito”con l’obiettivo di portare il mondo sotto il loro dominio totalitario. Con spavalda retorica il Duce gridò “con certezza assoluta spezzeremo le reni alla Grecia”, invece già dopo due settimane l’offensiva incontrò l’efficace resistenza dell’esercito greco del governo autoritario del generale Metaxas, che riceveva aiuti inglesi.
I tedeschi furono messi davanti al fatto compiuto, ma volevano dialogo e non guerra in Grecia mentre preparavano l’attacco all’URSS. I soldati italiani, come già in Albania, combatterono con eroico coraggio nel freddo e nel fango, mal equipaggiati, con ritardi gravi nei rifornimenti, con scarsità di armi pesanti, autocarri, cibo, medicine e ospedali da campo,
Nei primi giorni di guerra i pochi aerei da combattimento non poterono decollare per le piogge tempestose. I greci picchiavano duro, le divisioni Parma,Venezia e Piemonte colte di sorpresa si sbandarono, i valorosi alpini della Julia capirono che non potevano farcela, erano saltati i collegamenti tra il fronte che era entrato in Epiro sul mar Ionio e il fronte macedone e si spalancò un corridoio in cui entrarono i greci. Gli atti di eroismo non salvarono dalla necessità di ritirarsi e ripiegare in Albania per non rimanere accerchiati. “La meglio gioventù va sotto terra” diceva amaramente una canzone.
Mussolini scaricò la colpa sui generali, le cui gelosie di carriera ed errori tattici, per altro, avevano avuto un peso, allontanò Pietro Badoglio, ma si permise di definire “pappe molli” le truppe stanchissime e mandate nel caos. Ancora sperava di dare una “legnata” ai greci in una nuova offensiva in primavera che non fu possibile. A capovolgere la situazione vennero i tedeschi che il 6 aprile 1941 iniziarono l’attacco alla Grecia e anche alla Jugoslavia. Il 20 aprile fu firmato l’armistizio, Hitler difese Mussolini e la sua folle impresa e anche riconobbe il valore e il coraggio dei greci.
La capitolazione della Grecia portò grandi vantaggi ai tedeschi, i paracadutisti si impadronirono della base di Creta importantissima nel Mediterraneo. Italiani e greci ebbero rapporti difficili e anche crudeli, nel 1943 nel villaggio Domenicon soldati italiani uccideranno circa 150 civili motivando la strage come rappresaglia contro partigiani, ma impararono poi a capirsi e si unirono nella resistenza contro i tedeschi nei Balcani, si resero consapevoli che confusione, impreparazione bellica, velleità di potenza avevano portato all’invasione della Grecia costringendoli a farsi guerra. (m.l.s.)