Piazza Garibaldi a Sarzana, dove era l’orto delle Clarisse

Uno spazio antico trasformato all’inizio dell’Ottocento. Ha una forma rettangolare derivante dalla metrica della maglia urbana. L’emblema è il Genio della Stirpe, qui posto nel 1914, e che reca sullo scudo il profilo dell’Eroe dei Due Mondi

Piazza Garibaldi a Sarzana, dominata dal Genio della Stirpe, opera di Carlo Fontana del 1914

A differenza di piazza Matteotti, già della Calcandola, piazza Garibaldi a Sarzana ha la forma rettangolare che le deriva dalla metrica della maglia urbana. L’antico orto delle Clarisse era infatti inserito nella lottizzazione regolare della città, uno spazio rettangolare di circa 50 metri per 23 delimitato ad oriente dalla via Grande, attuale via Mazzini, e ad occidente da via Landinelli, l’antico camminamento delle mura urbane che ancora, nel primo Ottocento, cingevano Sarzana.
La presenza di una nuova piazza, ossia di un nuovo spazio pubblico, che si sostituisce alla precedente immagine privata, comporta non solo una rivalutazione economica del patrimonio edilizio-fondiario adiacente, ma anche, con il concorso degli avvenimenti storico-politici, una trasformazione dell’immagine urbana.
Il primo di questi avvenimenti fu il disarmo della piazzaforte di Sarzana nel 1755 con la conseguente riapertura di Porta romana nel 1783 e delle altre porte, con la lastricatura ed il livellamento delle strade, nel breve volgere degli anni seguenti.

Palazzo Sartori a Sarzana, già convento delle Clarisse

La soppressione degli istituti monastici, da parte del governo napoleonico nel 1798, comportò la trasformazione del Convento delle Clarisse dapprima in scuola pubblica e poi, entro gli anni ‘20 dell’Ottocento in edilizia residenziale, e del convento dei Domenicani acquistato, nel 1807, dalla “Società degli Accademici Impavidi”.
Nel 1809 le note dell’opera di Carlo Guglielmi Astuzia contro astuzia risuonarono tra le mura dell’antica chiesa dell’Ordine dei Predicatori trasformata in teatro, mentre il pubblico della solenne inaugurazione attraversava il Viridarium monastico, diventato Piazza del teatro, di cui il sobrio edificio neoclassico divenne il fondale orientale.
Le mura che chiudevano ancora il lato occidentale della piazza furono abbattute subito dopo il 1835, e con un ponte gettato attraverso i fossati il nuovo spazio si collegò con la via Aurelia, poi con la stazione ferroviaria. A questi avvenimenti partecipò anche l’antico ospedale di San Bartolomeo di cui oggi resta come ricordo il titolo della farmacia posta all’incrocio con via Mazzini.

Il “Genio della Stirpe”, opera di Carlo Fontana del 1914. Si noti, sullo scudo, il profilo di Giuseppe Garibaldi (foto da Wikipedia)

Fra il 1830 ed il 1834, a detta del Targioni Tozzetti era una grandiosa fabbrica capace di più di sessanta letti. Nel 1850 venne richiesta da parte dell’Amministrazione Comunale per trasferirvi il Tribunale ed altri uffici. Cosa che avvenne ed il nuovo ospedale fu costruito tra la porta di Clausura ed il convento di San Francesco, dove rimase fino alla costruzione di quello attuale presso Santa Caterina.
Il prospetto dei pubblici uffici e quello del dirimpettaio ex convento conferiscono alla piazza un senso di compiuta unità che si perde oltre il tracciato delle antiche mura. Mentre dal lato meridionale furono interrate ed occupate dal giardino di piazza Cesare Battisti, già nel Primo Dopoguerra, dal lato opposto non sfuggirono alla decadenza edilizia del periodo successivo.
L’emblema della piazza è un gigantesco eroe, scolpito nel laboratorio Nicoli di Carrara, che reca sullo scudo il profilo di Garibaldi. Il Genio della Stirpe, opera dello scultore Carlo Fontana (1865-1956), collocato nel 1914 all’incrocio del vano della nuova piazza con la via che correva sulle mura, divenne così parte dell’immagine di una città che, dismessa l’armatura di San Giorgio, tendeva a consolidare, specialmente nel Secondo Dopoguerra, le sue radici protese verso la piana della Magra.

Roberto Ghelfi