Emanuele Rossi ha presentato a Pontremoli il suo libro sul prossimo referendum
Manca ormai poco più di una settimana all’appuntamento del referendum confermativo sulla riduzione del numero dei parlamentari del 20 e 21 di questo mese e ancora l’attenzione generale è concentrata soprattutto sulle elezioni regionali che si svolgeranno negli stessi giorni.
Per cercare di far chiarezza sulle molte questioni legate alla legge oggetto del quesito referendario, il gruppo ANPI di Pontremoli ha invitato, sabato scorso, Emanuele Rossi, giurista e costituzionalista, nonché professore dell’Università Sant’Anna di Pisa, a presentare il suo libro “Meno parlamentari, più democrazia?”, incentrato appunto sul tema in questione.
Date e caratteristiche del referendum
Il referendum sul taglio dei parlamentari si terrà negli stessi giorni delle elezioni amministrative: domenica 20 settembre dalle 7 alle 23 e lunedì 21 dalle 7 alle 15. Oggetto del referendum è la conferma della legge di revisione costituzionale, approvata nel 2019, che prevede il taglio di 345 poltrone in Parlamento, precisamente di 115 senatori e 230 deputati.
Se la legge in questione sarà confermata, il nuovo Parlamento sarà quindi composto da 200 senatori e 400 deputati. Il quesito sottoposto agli elettori è il seguente: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘Modifiche degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari’ approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – Serie generale – n. 240 del 12 ottobre 2019?”
Le votazioni si terranno seguendo i protocolli nazionali di prevenzione e protezione dal coronavirus: distanziamento sociale, obbligo di mascherina e sanificazione delle mani prima di entrare nel seggio.
Per la validità di questo referendum non è previsto il raggiungimento di alcun quorum. Perché abbia esito positivo basta che i “sì” superino i “no”.
Pur essendo apertamente schierato per il ‘no’, Rossi, nel suo libro, espone entrambe le posizioni, nell’intento di fornire un quadro il più ampio possibile delle opposte ragioni che permetta a chi lo voglia di dotarsi degli strumenti necessari per giungere a un voto consapevole. Nel corso della conferenza, introdotta da Paolo Bissoli, il professore ha analizzato nel dettaglio tre argomenti: i risparmi conseguenti alla riduzione dei parlamentari, la maggiore efficienza del Parlamento e l’adeguamento della nostra istituzione agli standard europei.
Il dibattito sui risparmi è molto sentito all’esterno del Parlamento, ma non così tanto al suo interno, forse perché considerato troppo limitato.
Tagliando i parlamentari, dicono i favorevoli come Luigi Di Maio, si risparmierebbero soldi importanti da riutilizzare per comprare, costruire, assumere personale e molto altro. L’affermazione del ministro degli Esteri è però contraddetta da calcoli e studi relativi al bilancio annuale dello Stato: si risparmierebbero fondi sì, ma solo per lo 0,007% del bilancio statale. L’equivalente di un cappuccino all’anno, ha spiegato Rossi efficacemente, per un lavoratore che guadagna 2.000 euro al mese.
Non solo; il giurista si è chiesto: questi soldi non si potrebbero racimolare in altri modi? C’è bisogno di tagliare sulla democrazia? Per esempio, tagliando gli stipendi dei parlamentari o abolendo il CNEL, composto da centinaia di persone e che gode di parecchi privilegi.
Il secondo argomento affrontato è stato quello secondo cui tagliando il numero dei parlamentari aumenterebbe l’efficienza del Parlamento, garantendo – così ha detto il senatore Quagliariello, di Identità e Azione – “una minore rissosità politica”. Rossi è stato chiaro su questo punto: non ci sono dati oggettivi, scientifici, per dire che tagliando il numero dei parlamentari l’efficacia del Parlamento possa migliorare. Anzi, ha portato un esempio contrario, quello della Spagna, dove, per l’incapacità di creare un governo, in tre anni si è votato per ben tre volte.
Tutto ciò con un numero di parlamentari minore di quello dell’Italia. Anche sul procedimento legislativo il professore è dubbioso: il Parlamento non ha e non deve avere solo ed esclusivamente il compito di fare leggi, ma, ad esempio, deve anche controllare il lavoro dell’esecutivo. L’efficienza di un Parlamento, quindi, non può essere misurata solo sull’attività legislativa, anzi.
Resta comunque il fatto che tale efficacia, derivante da un numero minore di parlamentari, è tutta da dimostrare. Il terzo e ultimo argomento ha riguardato il fatto che, tagliando il numero di parlamentari, l’Italia si adeguerebbe a quelli che sono gli standard europei sul rapporto tra rappresentanti e popolazione.
Troppo semplice detta così. Non dobbiamo per forza adeguarci ad altri Paesi, anche perché i dati ci dicono che siamo in quart’ultima posizione, nell’Unione Europea, per rapporto tra parlamentari e cittadini – 1 ogni 100.000 alla Camera e 1 ogni 200.000 al Senato.
Con la riforma andremmo in fondo a ogni classifica; ne deriva che la necessità di tagliare i parlamentari per adeguarci agli standard europei non sussiste affatto. Insomma, il professor Rossi, anche grazie al ricco contributo di alcuni tra i presenti, ha chiarito molti aspetti di un argomento di cui si è parlato forse troppo poco e ha arricchito la conoscenza del proprio pubblico, che potrà recarsi alle urne più consapevolmente di prima.
(Andrea Mori)