Un paese di pietra scura tra montagne di marmo: Vinca è disteso sull’ultimo pianoro prima della ripida salita al Pizzo d’Uccello. Paese di gente orgogliosa che negli anni ha resistito in un ambiente spesso ostile ma che teme pochi confronti: qui si arriva per turismo, per assaggiare il ben noto pane locale, per le escursioni al Pizzo d’Uccello – il cui aspro profilo incombe sull’abitato – o verso le altre mete dei sentieri che si incontrano lungo la strada.
Un paese di pietra scura così vicino al marmo che un po’ di questa materia pregiata già in secoli remoti è arrivata ad impreziosirne gli edifici, ad iniziare dalla piccola chiesa parrocchiale. Qui, all’interno di una nicchia anch’essa in marmo, si conserva una bella statua della Madonna col Bambino, pregevole scultura degli inizi del XV secolo, di ambito lucchese.
Da qualche anno è conservata in chiesa anche la “maestà” che per secoli è rimasta nella cappelletta all’inizio della mulattiera che sale alla montagna. Ora sostituita con una copia, l’immagine in marmo risale al 1569, e fu collocata per devozione dal parroco e dal priore della locale Compagnia del Corpus Domini.
Don Luigi Ianni, ucciso con i suoi parrocchiani
il 24 agosto 1944Tra le vittime della terribile strage nazifascista del 24 agosto 1944 ci fu anche il parroco di Vinca, don Luigi Ianni di 27 anni. Quando iniziò non si trovava in paese: con il padre si era recato sul monte Sagro per chiedere ai partigiani di organizzare la difesa di Vinca.
Ma era troppo tardi: viste le fiamme e venuto a conoscenza di quanto stava accadendo cercò di rientrare il più in fretta possibile, ma venne prima fermato dai tedeschi che tuttavia non riuscirono a convincerlo a desistere.
Nelle ore successive fu arrestato da reparti delle Brigate Nere che, assieme al padre, lo fucilarono lungo la strada non lontano da Monzone. Sul luogo dove venne fucilato è stata posta una lapide; un’altra fu collocata nel settembre 1971 sull’edificio che affianca la chiesa parrocchiale.
Qui, a 900 metri di altitudine, per tre giorni, dal 24 agosto 1944, si compì una delle più feroci e disumane stragi della seconda guerra mondiale, progettata dai nazifascisti contro la popolazione civile per piegare la lotta partigiana. Vinca, dopo Sant’Anna di Stazzema e prima di Marzabotto, e decine di altre stragi che tra la Versilia e le Apuane caratterizzarono quella terribile stagione di 76 anni fa.
Oggi si sale a Vinca per ricordare, riflettere e rendere omaggio, anche solo con un pensiero, agli innocenti – più di centossessanta tra vecchi, donne e bambini – uccisi a sangue freddo. Il sacrario, la grande stele con i nomi delle vittime, le tante tombe a loro riferite ancora conservate nel cimitero dove è anche il monumento della madre morente con il bambino sul petto.
Tutto l’ambiente circostante, di rara bellezza e tra i più suggestivi, in uno scenario naturalistico davvero unico, contribuisce ad infondere uno straordinario struggimento interiore.
(Paolo Bissoli)