Papa Francesco: “Signore, non lasciarci in balìa della tempesta”

Nella Preghiera straordinaria in piazza San Pietro Papa Francesco ha benedetto tutto il mondo

14Papa_solo1È difficile mettere in parole le sensazioni suscitate dalla Preghiera straordinaria che Papa Francesco ha presieduto venerdì scorso, 27 marzo, in Piazza San Pietro, nel pieno della crisi innescata dalla pandemia di Covid-19. Tanto più difficile se il ricordo personale va all’ultima visita a quei luoghi, per l’inaugurazione del presepe e dell’albero di Natale 2019.
Fin troppo facile la considerazione: “Chi avrebbe potuto immaginare?”. Piazza parata a festa, tante luci, musica, discorsi ufficiali, tanti fedeli provenienti in gran parte dal Trentino e dal Veneto… Chi avrebbe potuto immaginare che solo tre o quattro mesi dopo il Papa sarebbe sceso in quella stessa piazza resa livida dalla sera ormai incipiente e da una pioggia ignara di tanto dolore, ma soprattutto: deserta!
Vedere la piazza deserta con il Papa presente è stato uno shock dal quale è stato molto difficile riprendersi. La stessa immagine di un Francesco più esitante del solito nella camminata, quasi avvertisse fisicamente il peso delle sofferenze che stava per affidare alla misericordia del Signore, e tuttavia indomito sotto la pioggia ha causato una stretta al cuore.
14Papa_solo2Quando poi le telecamere hanno inquadrato il suo viso, si è capito che l’espressione non era solo “seria”, come l’ufficialità vaticana richiede, ma triste, addolorata; di certo non consolata dal grande vuoto compreso entro un colonnato pensato per abbracciare folle di fedeli e abituato a svolgere tale compito.
Tre i momenti che hanno scandito la celebrazione. L’omelia sotto al baldacchino innalzato in piazza; la preghiera davanti all’immagine di Maria “Salus Populi Romani” e al Crocifisso di San Marcello al Corso, invocato per la liberazione della città eterna dalla peste nel 1522; l’adorazione del SS. Sacramento nell’atrio della basilica con successiva benedizione estesa “Urbi et Orbi”, unita alla concessione dell’indulgenza plenaria. Immagini che sono entrate in milioni di case in tutto il mondo.
14Papa_solo3Il Papa ha iniziato l’omelia facendo riferimento al brano di Vangelo della tempesta sedata proclamato pochi istanti prima: “Venuta la sera” (Mc 4,35). “Così inizia il Vangelo che abbiamo ascoltato. Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: Siamo perduti (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”.
14Papa_solo4Una fotografia impietosa ma estremamente realistica della condizione in cui, giorno dopo giorno, è precipitato il mondo intero. La violenza devastante del coronavirus “smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità”.
Poi, rivolgendosi al Signore, l’ammissione che “in questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto… Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”.
Da qui il bisogno di usare il tempo di questa Quaresima del tutto eccezionale per “scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri”. Un pensiero è andato a chi è impegnato nella cura dei colpiti dal virus e ai “tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita”. Al termine della celebrazione, l’atto di affidamento a Maria, stella del mare in tempesta, e la benedizione: “Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Non lasciarci in balia della tempesta”.

(a.r.)