Senza essere distruttivo

Domenica 15 marzo, III di Quaresima
( Es 17,3-7;   Rm 5,1-2.5-8;   Gv 4,5-42)

11vangeloNel silenzio caldo del mezzogiorno una donna, sola, scivola verso un pozzo; luogo biblico degli incontri, dell’amore ma per lei, ormai, solo spazio buono per una brocca da riempire. Magari di nascosto. Un po’ d’acqua a inventare un altro pezzo di cammino, fino a domani. Sempre e solo fino a domani, ormai, a pagar il prezzo di un passato che altri giudicano troppo ingombro di fallimenti. Cinque mariti a segnare un tempo fatto di amori che ogni volta si chiamavano unici ed eterni. E lei ci credeva, e forse ci crede ancora, ma questo non basta a chiamarsi fuori dai discorsi maligni della gente. Meglio andarci da sola al pozzo. E sperare di non incontrare nessuno.
Ma l’Inatteso è presente, proprio nel cuore delle solitudini, dello smarrimento, sempre nel cuore della vita che accade. E l’Inatteso è uomo stanco e solo. Un uomo stanco e solo non fa paura. E poi ha gli occhi buoni, e poi, quando decide di iniziare a parlare, sceglie una richiesta, un desiderio appoggiato su un lino di parole dolci come il miele, il suono della voce dell’Inatteso fa venire i brividi.
“Dammi da bere” chiede l’uomo alla donna. E noi, come la donna samaritana, non ce l’aspettiamo ma comprendiamo, in quel momento, che era quella l’unica richiesta che aspettavamo, quel filo di parole delicate ad accarezzare ogni parte di noi, a riconoscere in ogni angolo della nostra vita che noi, ancora, possiamo essere acqua buona per qualcuno. Non è vero che c’è solo aridità nel nostro cuore, non è vero che si sono presi tutto, nemmeno gli errori del passato hanno contaminato la sorgente. Non è vero che ci hanno prosciugato e non è giusto continuare a nasconderci. L’uomo del pozzo non conta gli errori, non conta lo spreco d’acqua del passato, non gli interessa sapere quanti hanno già bevuto, l’uomo stanco e assetato del pozzo vuole solo che noi ci sentiamo ancora capaci di portare acqua alla vita.
La samaritana oppone resistenza: Samaritani contro Giudei, l’ostilità elevata a regola applicabile ad ogni aspetto della vita. “Non credo più alla solidarietà degli uomini”, ecco quello che pensa ormai la samaritana. “Dicevano di amarmi e sono scesi a prendersi tutto di me, ultimo saccheggio quello della dignità di donna. Mi sono fidata troppo e ormai non credo più nemmeno io di essere una donna viva”.
C’è sempre una divisione profonda e insanabile che porta ad aridità: Samaritani contro Giudei, Donne contro Uomini, fratelli contro fratelli, io contro te. In un mondo segnato dalla divisione non c’è spazio per l’incontro. E noi siamo segnati fin nel profondo dalle stesse ferite che la donna si porta addosso, rimangono, fanno male, impediscono la fiducia, fanno chiudere e, al bisogno, fanno attaccare violentemente.
“Posso scendere a cercare acqua?” Questo chiede Gesù. Posso penetrare nella tua vita? Rabdomante delicato, amante tenerissimo, amico affidabile.

don Alessandro Deho’