In San Caprasio “I luoghi del cammino e dell’ospitalità”

Pomeriggio di studi ad Aulla

La facciata dell'abbazia di San Caprasio
La facciata dell’abbazia di San Caprasio

Si è tenuto ad Aulla nella Sala Capitolare dell’Abbazia di San Caprasio un pomeriggio di studi dal titolo “I luoghi del cammino e dell’ospitalità”, organizzata dall’Uciim di Pontremoli e Aulla. L’evento ha raccolto un folto numero di insegnanti, dirigenti, educatori, formatori e studenti sotto l’egida di don Lucio. Il tema, in perfetta sintonia con il luogo che è da millenni meta di ospitalità e tappa di cammino, ha permesso di raccontare tramite testimonianze dirette le diverse esperienza dell’essere pellegrino, per concludersi con una riflessione sul presente.
Don Mario Tucci con parole incisive ha raccontato sia del Cammino di Santiago che della via Francigena in un personale paragone non spirituale, bensì pratico. In particolare, lamentando la mancanza di indicazioni lungo il tragitto toscano. “La curiosità è alla base del pellegrinaggio – ha dichiarato Don Mario – il cammino di Santiago mi ha permesso di equilibrare la mia vita. Negli ultimi cinque km sentivo la necessità di ripensare al mia passato e pormi tante domande. Mi rendevo conto che il cammino era al termine, ma la mia vita continuava: volevo andare su, abbracciare San Giacomo come simbolo di fine del cammino ma anche come presa di coscienza del senso della mia vita”.
Di importanza preponderante nel racconto dell’esperienza sulla via Francigena, don Mario ha sottolineato la bellezza dei panorami, una bellezza non solo estetica: “In questo cammino, dalle Quattro Strade fino a Carrara, a differenza nel cammino di Santiago,  i panorami hanno fatto riaffiorare in me ricordi pieni di emozione della mia infanzia, quando le maestre ci insegnavano a distinguere le foglie non in aula, ma all’aperto”.
La serata è proseguita con la lettura dei capitoli più significativi del primo libro di Franco Fiasella sulla sua esperienza di pellegrino sul cammino di Santiago. Franco decise di intraprendere questa esperienza nonostante poco prima della partenza gli fosse diagnosticata la malattia di Parkinson. “Il mio cammino è un atto di fede, una sfida con me stesso, un viaggio d’introspezione, di presa di coraggio ma anche di forte apertura con gli altri compagni di pellegrinaggio. Ed è sempre un’emozione che si rinnova vederli passare qui ad Aulla. Buen Camino, mi sussurrò sovrapponendo le strade”. Sono seguiti i contributi storici di Lorella Vanoni e Paolo Lapi sul libro dell’hospitale di San Jacopo di Filattiera. Per concludere la serata il direttore del Museo di San Caprasio, Riccardo Boggi, ha guidato la visita dell’Abbazia e del Museo. Narrandone la storia passata, ma anche evocando i dati del presente.
L’Abbazia di San Caprasio è la trentesima tappa della via Francigena. Nel 2019 sono stati accolti 2000 pellegrini. Duemila soltanto quelli registrati, mentre se ne stimano altri 1000 di passaggio: sono quelli che dormono in hotel, o quelli che, in bicicletta o a cavallo, passano senza sostare oltre il tempo di un timbro e di una preghiera.
È un’aporia pensare di poter raccogliere dati precisi sul numero di pellegrini che sono passati ad Aulla. Arrivano da tutto il mondo, qualcuno dichiara il suo intento devozionale, altri dichiarano il loro intento laico. “Ultimamente – chiude Boggi- si registra un nuovo fenomeno di pellegrinaggio: quello di molte famiglie locali che spontaneamente aiutano i pellegrini fornendo loro ospitalità. È la città che partecipa”. A San Caprasio l’accoglienza non ha mai fatto paura. Rischia di essere il prodigio più grande del santo che, pure, per sessant’anni custodì un ordigno bellico inesploso. Linda Olmi