Degni eredi dell’artista del falò

È bruciato in modo perfetto il falò di S. Nicolò dedicato al  ricordo di  Angelo Moscatelli

04falò_san_nicolò2020dIl falò di S. Nicolò 2020 – in onore di S. Antonio Abate -, preparato e acceso con grande perizia dai fuochisti del Vaticano ha stupefatto in primis i sostenitori del rione ma, ne siamo convinti, tutti i numerosi spettatori presenti sul ponte Pompeo Spagnoli, nei suoi dintorni o alle finestre delle case che si affacciano in quel punto sul Magra e, a costo di apparire pedanti, ci piace spiegare il significato del verbo usato.
“Stupefare”, ci insegna il vocabolario Treccani, vuol dire “riempire di attonita meraviglia” e dato che, di queste quattro parole, quella che appare più bisognosa di essere spiegata a sua volta è “attonita”, ci avvaliamo di nuovo dell’autorevole dizionario per precisare che “attonito” significa “stordito dal fragore del tuono”.

Foto di gruppo dei fuochisti di San Nicolò
Foto di gruppo dei fuochisti di San Nicolò

Ora, direte voi, cosa c’entra il tuono? C’entra perché al momento dell’accensione il fuoco produce un vero e proprio fragore che, unito alla vista della travolgente crescita delle fiamme, genera lo stordimento di cui sopra! Tutto torna, quindi, a livello linguistico ma sarebbe assurdo dedicare altre battute a questi argomenti, tralasciando di descrivere l’eccezionalità di un falò che non avrebbe potuto essere se non esaltante, in quanto dedicato ad Angiolino “Pedrola” che, dopo averlo diretto in modo attivo per tanti anni, questa volta lo ha ammirato da quell’eternità nella quale è entrato poco più di un mese fa.

Lo striscione in ricordo di Angiolino Moscatelli
Lo striscione in ricordo di Angiolino Moscatelli

La serata è iniziata con un tributo in suo onore: uno striscione-manifesto disegnato con abilità da Elisa Marafetti – illuminato dalla scritta ardente “S. Nicolò” – e un toccante testo letto da Gregorio Petriccioli. Poi il “rito” dell’accensione con una cinquantina di fuochisti che, una volta accese le fiaccole, si sono avvicinati alla pira – molto bella anche dal punto di vista della sua costruzione – per dare il via ad un vero e proprio delirio di fiamme.
04falò_san_nicolò2020bQui dovrebbe fermarsi il cronista perché è difficile trovare parole adatte a descrivere il progredire del fuoco, subito giunto al vertice della pira con una spinta che ha scagliato letteralmente le fiamme verso un cielo che, a quel punto, nessuno ha più guardato con preoccupazione come era avvenuto per tutta la giornata.
Sì perché anche quest’anno il tempo ha cercato di metterci lo zampino. Dopo settimane di bel tempo, i giorni precedenti l’appuntamento si erano distinti per una pioggia e un’umidità fastidiose e le previsioni per il 17 gennaio non lasciavano presagire niente di buono.

Si fa festa nella "baracca"
Si fa festa nella “baracca”

A completare quella che appariva come una beffa per i fuochisti e i fan di S. Nicolò, la giornata fatidica si è aperta con un sole splendido, presto sopraffatto, però, dalle nuvole e, a partire dal pomeriggio da un’acquerugiola (a tratti pioggia vera e propria) fastidiosa quanto dispettosa: unica consolazione, la mancanza quasi totale di vento.
Così è andato avanti fino all’ora dell’accensione, quando il cielo si è fatto un esame di coscienza e ha dato un minimo di sollievo.
04falò_san_nicolò2020eA quel punto, però, nemmeno uno dei temporali per i quali va famosa la zona equatoriale avrebbe potuto fermare le fiamme che si lanciavano verso l’alto ad artigliare le eventuali precipitazioni che avessero ancora avuto l’ardire di presentarsi nella zona di Porta Parma.
Il falò è bruciato con una compattezza e una purezza che poche volte si sono potute apprezzare a quel livello, accompagnato da un vero e proprio urlo di sostegno che ha accomunato i veri protagonisti raccolti sul greto del fiume e la tifoseria assiepata sul ponte ed ha oscurato qualsiasi tentativo di opposizione. Sono stati in molti a pensare che Angiolino abbia insegnato veramente bene ai suoi ragazzi e che abbia lasciato il falò in buone mani. (a.r.)