Almanacco di Mignegno 2020: “Un paese vuol dire non essere soli”
L’antico ponte sul Magriola a Mignegno dominato dal più recente manufatto su cui transita la strada statale.
L’antico ponte sul Magriola a Mignegno dominato dal più recente manufatto su cui transita la strada statale.

Roberto Bolleri primo curatore dell’Almacco di Mignegno, IX edizione, esprime con tristezza lo spopolamento dei piccoli paesi con perdita di tradizioni (in crisi la festa di S. Terenziano) e generosità.
Luciano Bertocchi commenta nella stesura 1341 capitoli degli Statuti sul reticolo di vie che partivano da Mignegno, tre quelle fissate nel Catasto Leopoldino: della Groppa, verso la Cisa, per Succisa. La nuova strada della Cisa ridimensionò la viabilità antica, il vecchio ponte perse il suo ruolo quando nel 1863 fu costruito il nuovo a tre arcate, che l’Anas ha ora ripulito dalla vegetazione che nascondeva la bella architettura in masselli di pietra lavorati da scalpellini dell’impresa Lorenzelli.
M.Teresa Romiti da poche righe della cronaca della visita pastorale del 1568 di Benedetto Lomellini vescovo di Luni-Sarzana fa conoscere la vita a Mignegno. Soddisfacenti vita religiosa, comportamento del rettore e dei parrocchiani, ma emerge una grande povertà, il vaso per le ostie è di latta, non può essere sempre accesa la lampada del Sacramento perché l’olio era costosissimo anche per inverni gelidi che fecero morire ulivi e viti: dal 1548 al 1565 ci fu una piccola età glaciale.
Tra le attività perdute è il mulino ad acqua gestito da Berto e Ernesta Angella. Da 50 anni sono ferme le tre macine; era luogo di aggregazione per le donne che lavavano nel “biedale”, per i giovani che si incontravano a prendere l’acqua alla vicina fontanella.
Ricordato il Canale dei morti le cui acque si sarebbero arrossate dopo un agguato di soldataglie locali nel 1495 contro la retroguardia di Carlo VIII re di Francia.
Una tragedia fu nel 1884 la morte di 25 operai e di G. Bonzani padrone del polverificio che esplose: una stampa d’epoca lo documenta.
Un ricordo affettuoso è per Bertocchi Aurelio ultimo campanaro e per Luciano Cocchi dall’amica G. Corsini. Arrivò il vento nuovo del ’68 respirato dai figli di emigrati e dai paesani; nostalgia per la vendemmia e la pigiatura. Mignegno è vivo nel suo Presepe elettromeccanico, il primo allestito nel territorio nel 1978: Carlo Bucchioni ne fotografa i meccanismi. Infine una galleria di foto.

(m.l.s.)