Mediterraneo e migranti. Quando il protagonismo si rivela arma a doppio taglio

Tensione tra Salvini e gli altri ministri. Intanto il “mare nostrum” è diventato il più grande cimitero di tutta Europa

29migranti_salvataggioL’8 luglio ricorre la Giornata internazionale del Mediterraneo, un’occasione per valutare lo stato di salute del “Mare nostrum”. Considerato uno dei ‘biodiversity hotspots’ del mondo, ovvero una delle regioni con il maggior numero di specie viventi in tutto il pianeta, nelle sue acque ospita circa il 7,5% delle specie marine mondiali, in una superficie pari allo 0.82%.
Una ricchezza che è messa seriamente a rischio dallo sfruttamento ittico ma anche dallo inquinamento e dal cambiamento climatico. Ma da qualche tempo non è più il “mare nostrum”, la culla della civiltà, il mare che collegava mondi, culture, commerci. Da qualche tempo è diventato fonte di grandi tensioni, luogo di terribili drammi. Si è trasformato nella rotta migratoria più pericolosa al mondo.
La manifestazione è nata nel 2014, grazie alla collaborazione di Earth Day Italia, ANCIS-LINK, ASC-CONI e con l’apporto della Marina Militare Italiana, con fini ambientalistici, ma tra i problemi del mare c’è soprattutto quello dei migranti. Il Mediterraneo è diventato il più grande cimitero d’Europa.
Si calcola che dal 2000 ad oggi, secondo il rapporto dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, quasi 38.000 persone abbiano perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa e di esse 17.900 tra il 2014 e il 2018 risultano morte o disperse. Nell’ultimo periodo, come si sa e come viene sbandierato, sono enormemente calati gli arrivi e i decessi, ma sarà il caso di riflettere su alcune percentuali: nel 2017 si stima che ci fosse una persona morta ogni 50, nel 2018 è stata 1 su 35, nel 2019 sembra che la percentuale di decessi sia ancora aumentata.

I ministri Luigi Di Maio e Matteo Salvini
I ministri Luigi Di Maio e Matteo Salvini

Anche se Salvini fa la vittima nei confronti dell’Europa, chi si dovrebbe lamentare è la Spagna. La rotta occidentale è tornata ad essere la più battuta dopo la stretta su quella orientale verso la Grecia e su quella centrale verso l’Italia. In un anno, al maggio scorso, sono stati 57.498 i migranti giunti sulle coste iberiche, il quadruplo rispetto all’anno precedente, secondo le stime del ministero degli Interni; 89.000 quelli intercettati in Marocco.
Forse sarebbe opportuno, invece di mostrare i muscoli che pare non facciano paura a nessuno se non in Italia, cercare alleanze e andare alle riunioni dei ministri degli Interni europei, dove si potrebbero trovare soluzioni, sia pure parziali. Il fenomeno dell’immigrazione non si ferma, anche se si cerca di illudere gli italiani con le pantomime sulle navi Ong.
Con la vicenda della Sea Watch e del veliero Alex di Mediterranea non si è fatta una bella figura internazionale. Si fanno leggi ad hoc (vedi decreto sicurezza chiaramente anti navi Ong) che fanno acqua da tutte le parti e che bisogna quindi completare con decreti bis per rendere possibili i sequestri delle navi. Il successo mediatico ottenuto con Seawatch 3 è evidente; ha avuto meno successo il tentativo di blocco della Alex perché, a differenza della prima, essa ha subito forzato il blocco.
Da qui le accuse di Salvini alla magistratura. Il vero colpo di fulmine è stato, però, l’attacco ai colleghi dei ministeri. In una diretta face book, Salvini ha detto che “ogni tanto mi sento politicamente un po’ solo. Infatti chiederò al ministro della Difesa e al ministro dell’Economia, che comandano la Marina militare e la Guardia di Finanza, di aiutarci in questa battaglia di civiltà, di legalità, per salvare vite”.
Fonti della Difesa però replicano spiegando che “da giorni abbiamo offerto supporto al Viminale sulla situazione di queste ore e il Viminale lo ha respinto, in più di una occasione”. Le giustificazioni di Salvini sono alquanto fumose e, se si vuole, quasi ridicole. Oggi denuncia la sua solitudine, mentre fino a ieri ha cavalcato l’onda col petto in fuori e la lancia in resta: il grande cavaliere solitario capace di risolvere tutti i problemi.
Chi ha mai sentito, sull’immigrazione, citare i nomi di Tria, Trenta, Toninelli, titolari di ministeri che hanno a che fare in modi diversi conle attività del mare?
Salvini era l’unico, grande protagonista, agli altri neppure l’onore delle cronache. Oggi, dopo aver a più riprese invaso il campo degli altri, chiede sostegno e solidarietà. La guerra privata di Salvini alle Ong è talmente evidente che nei giorni in cui si tenevano al largo del porto di Lampedusa sono arrivati con barchini “fantasma” circa trecento profughi.
Di essi neppure una parola, come se fossero clandestini o terroristi soltanto i disgraziati soccorsi delle navi delle Ong. Il protagonismo può, a lungo termine, creare qualche impiccio. Anche gli altri ministri vogliono che siano riconosciute le loro competenze. Intanto si continua ad arrivare e, purtroppo, a morire.

Giovanni Barbieri