
L’omelia del card. Angelo Bagnasco a Pontremoli per il Columban’s Day

Il 22° Incontro Internazionale degli Amici di San Colombano è stato celebrato a Pontremoli con commovente solennità e concluso con la Messa cantata benissimo in latino nella chiesa di San Francesco e presieduta dal card. Angelo Bagnasco.
Nell’omelia di commento al passo del Vangelo di Luca in cui Gesù ricorda che “la messe è molta, ma gli operai sono pochi” ha offerto riflessioni sostanziali per essere oggi testimoni credibili del messaggio cristiano. La fede ci raduna attorno all’altare e diventiamo partecipi del fuoco per l’unità spirituale e morale del Continente rinnovando intelligenza, passione e propositi.

L’arcivescovo di Genova, già presidente della CEI e ora a capo del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, ha dimostrato gratitudine per l’invito rivoltogli dal vescovo diocesano Giovanni Santucci e per la vasta comunità che tiene accesa la fiaccola di San Colombano, uno dei “padri dell’Europa”, la cui unità è un sogno che da qualche decennio cerca di prendere forma e che è una strada necessaria per l’ora che stiamo vivendo e sta scritta nella storia del Continente.

Andare dietro a Gesù tocca l’intera nostra esistenza personale e sociale, mette in movimento intelligenza, cuore, anima e corpo. Dio diventa fondamento e garanzia della libertà e della gioia, è energia morale storicamente rilevante. La dignità umana ha indispensabile fondamento nell’apertura alla trascendenza, le nostre aspirazioni più profonde solo in Dio trovano risposta, altrimenti la società va contro l’uomo e quindi è ingiusta, disumana. L’identità specifica dell’Europa è aver elevato al massimo la dignità della persona umana, in qualunque situazione si trovi.
Il Concilio Vaticano II afferma che “la creatura senza il creatore svanisce”; Il filosofo ebreo Karl Löwith constata che con l’affievolirsi del cristianesimo è diventata problematica anche l’umanità. L’Europa è stata generata dal Cristianesimo, ma ora tocca a noi, alle comunità cristiane rigenerare l’Europa dandole una visione della persona umana che scaturisce da Cristo, ostinato nella pazienza per richiamarci a guardarlo con amore e a darne visibile testimonianza senza arrenderci allo smarrimento e all’angoscia specialmente fra i giovani.
C’è molto da fare perché il cristiano è come agnello mandato in mezzo ai lupi, che si chiamano indifferenza, distrazione, disimpegno, incomprensione nella cultura dominante del ”pensiero unico”, come ricorda papa Francesco. In mezzo ai deserti dell’Europa e dell’Occidente continuano però a fiorire i germogli, piccoli, spesso invisibili ma radicati nonostante le intemperie.
Sempre più “operai” lavorano per un mondo più solidale e vivibile, più giusto e in pace, si aiutano a crescere insieme nella fede, “respirano la liturgia come incontro col Mistero di un oltre che dà liberazione gioiosa da se stessi e dal male”. San Colombano indicò la strada, l’uomo moderno conquista le forze della natura, si sente padrone di se stesso, eppure brama una Presenza che lo supera ma non lo schiaccia, che lo eleva e dona perdono e fiducia, che fa riprendere la vita.
Gesù ha un popolo grande in Europa, bisogna risvegliarne l’anima e metterla nella verità, nelle domande e nelle aspirazioni più vere. Sotto la crosta della menzogna diffusa, della distrazione strategica, dello stordimento cinico è il tempo del lento risveglio, forse ancora timido ma necessario e inarrestabile, la vera sfida è la nostra fede in cui ognuno gioca se stesso cuore a cuore con Cristo ma non da soli, nella comunione ecclesiale che fa scaturire cristiani testimoni, in servizio, capaci di amare, che trovano la gioia del Vangelo, la quale non dipende dal successo ma dall’essere amati da Dio, che dà luce alla lucerna dell’uomo, che dà senso anche al sacrificio, alle sofferenze, alla vita eterna che ci attende. Solo l’eterno è il senso dell’uomo e del tempo.
L’Europa dei mercati e della moneta ha bisogno di ritrovare la sua anima, che è la gioia del Vangelo. In sintonia con le riflessioni del card. Bagnasco erano le parole di saluto e di ringraziamento del parroco di San Colombano don Pietro Pratolongo, che ha esortato a sentirci europei nel segno di Cristo e a ritrovare slancio. Papa Francesco, tramite il segretario Parolin, ha inviato un telegramma di benedizione e di apprezzamento per il fare memoria di San Colombano, il monaco irlandese che ha lasciato tracce profonde nella Chiesa e in Europa, ed auspica la promozione dei valori umani per una nuova evangelizzazione.
Nel saluto del vescovo diocesano l’osservazione profonda che celebrare guardando al passato non serve se non guardiamo al futuro con scelte coraggiose su cose importanti, senza arrendersi: con questo spirito di missione operò Colombano, grande e umile operaio nella messe del Signore.
Maria Luisa Simoncelli