
Niente di fatto nel Consiglio Europeo. Restano gli impegni di Parigi
Il Consiglio europeo del 20 e 21 giugno non ha trovato la convergenza sulle euronomine (un prossimo summit straordinario è convocato per il 30 giugno), ha rinviato quella sul Quadro finanziario pluriennale, ha analizzato problemi di grosso calibro, come il Brexit, il rafforzamento dell’Eurozona, le minacce alla democrazia derivanti dalla “disinformazione”. Ma non è riuscito a convincere tutti i capi di Stato e di governo a intraprendere con decisione e lungimiranza la strada dell’economia pienamente sostenibile.
Resta latitante un accordo fondamentale fra i 28: quello sulle “emissioni zero” entro il 2050, per fare in modo che il vecchio continente persegua la “neutralità climatica”. Paesi come la Polonia, cui si sono allineate Repubblica Ceca e Ungheria, che dipendono ancora per la quasi totalità dal carbone, non ne vogliono sapere di inquinare meno, salvo compensazioni d’altro genere.
Per ora rimangono gli impegni dell’Accordo di Parigi: riduzione di Co2 del 40%, rispetto al 1990, da qui al 2030. Meglio di niente.
L’Agenda strategica appare, peraltro, come un successo – sottovalutato dai media – del summit d’inizio estate. Non si tratta, è vero, di un ambiziosissimo e vincolante programma di lavoro delle istituzioni comunitarie e degli Stati membri, ma è piuttosto una direzione di marcia che, se intrapresa con coraggio, potrebbe portare risultati concreti a favore dei cittadini europei.
Nel documento programmatico per i prossimi cinque anni i capi di Stato e di governo hanno firmato impegni su quattro priorità: proteggere i cittadini e le libertà; sviluppare una base economica forte e vivace; costruire un’Europa verde, equa, sociale; promuovere gli interessi e i valori europei sulla scena mondiale. L’Europa, è dichiarato, “deve essere un luogo in cui ci si sente liberi e sicuri” e l’Ue è chiamata a “difendere i diritti e le libertà fondamentali dei suoi cittadini”.
Quanto al problema delle migrazioni, si afferma che deve essere garantita l’integrità del nostro territorio, si deve sapere chi entra nell’Unione, si devono controllare le frontiere esterne per garantire la sicurezza interna. Altre parole, già risuonate, spesso a vuoto, esprimono la determinazione a sviluppare una politica migratoria globale pienamente funzionante. Attenzione è posta alla protezione dalle attività informatiche dolose: “Dobbiamo garantire la sovranità digitale dell’Europa”.
Poi l’economia: “Una forte base economica è di importanza vitale per la competitività e la prosperità dell’Europa” e “per la creazione di posti di lavoro”, in un momento in cui il panorama mondiale è riplasmato da sfide in termini di tecnologie, sicurezza e sostenibilità. L’obiettivo è di garantire una moneta, l’euro, vantaggiosa per i cittadini, approfondendo l’Unione economica e monetaria, completando l’Unione bancaria e l’Unione dei mercati dei capitali.