
A Pontremoli il partecipato convegno promosso dall’ANPI locale in occasione del 74° anniversario della Liberazione: dalla dittatura alla Libertà

I Fasci di Combattimento nel 1921 sono una realtà e sta per essere ufficialmente fondato il Partito Nazionale Fascista: il 12 giugno a Pontremoli si svolge la cerimonia per l’inaugurazione del gagliardetto della sezione: sarà l’occasione per le prime violenze. Fascisti arrivano da tutti i territori vicini, con nutrite delegazioni delle città della Spezia e di Massa: se il comizio viene tenuto dal fiorentino Dino Perrone Compagni, a guidare le camicie nere è quell’Ubaldo Bellugi al quale, di recente, il Comune di Massa ha dedicato un monumento per i suoi presunti meriti culturali di poeta. In realtà Bellugi era il segretario del Fascio massese che all’epoca si era già distinto in azioni violente contro socialisti e cattolici.
A Pontremoli, quel giorno, guida le scorrerie messe in atto per tutta la giornata e che culminano nell’assalto al circolo ferrovieri in città e nella distruzione del circolo operaio dell’Annunziata. Con lui è anche il carrarino Renato Ricci.
Al rientro, le squadre fasciste si fermano nella “rossa” Sarzana per concludere la giornata con nuove violenze e l’uccisione di un uomo anziano. Fatto per il quale Ricci è arrestato e imprigionato: per questo il mese dopo alcune centinaia di fascisti tornano a Sarzana.
Alla stazione li aspetta l’ufficiale del Carabinieri Guido Jurgen con un gruppo di militari e al quale chiedono la liberazione del Ricci: “resteremo in città per tre giorni per educare la popolazione” dicono. Jurgen intima loro di ritirarsi, ma riceve un netto rifiuto e spari sono rivolti contro il drappello che risponde al fuoco disperdendo i fascisti. Quel giorno a Sarzana c’è anche il capo del Fascio fiorentino, quell’Amerigo Dumini che tre anni dopo avrebbe guidato la squadra fascista che rapisce e uccide Giacomo Matteotti.
Di questo si è parlato nel pomeriggio di sabato 27 aprile a Pontremoli, in un convegno che ha visto una grande partecipazione di pubblico e organizzato nell’ambito della giornata promossa dalla locale sezione dell’ANPI in occasione dell’anniversario della Liberazione della città. A tracciare un efficace e chiaro quadro storico di quegli avvenimenti è stato il dott. Andrea Ventura, direttore dell’Istituto Storico della Resistenza di Lucca, che ha voluto sottolineare come il 1919 sia stato l’anno delle grandi speranze e dell’avanzata elettorale dei socialisti, ma anche quello della nascita dei Fasci di combattimento e nel quale Mussolini scriveva “Indietro sciacalli…!” inaugurando la stagione di quella che voleva fosse una vera e propria guerra civile. E che in effetti fu, avviata dalle spedizioni armate contro gli operai iniziando da Milano per diffondersi poi in tutta Italia.
Per Ventura, dunque, il Fascismo delle origini in Lunigiana si ricollega a quello delle giornate milanesi nel solco della violenza della guerra civile e della paura nella quale innestare la dittatura. Un clima che è stato ben descritto anche da Angelo Angella e da Graziella Tassi; Angella, tra le altre cose, ha ricordato come a Pontremoli fu oggetto delle “attenzioni” dei fascisti locali quel Pietro Bologna che aveva da poco terminato il suo decennato da sindaco socialista della città: malmenato nel 1924 sarebbe morto l’anno successivo anche per le conseguenze delle botte ricevute.

“Lalla” Tassi, staffetta partigiana, ha poi letto una lettera inedita che il padre Mino aveva ricevuto da Cesare Bertolini, antifascista dell’Annunziata trasferitosi poi alla Spezia e testimone delle violenze avvenute a Pontremolie nel sobborgo in quel 12 giugno.
Le conclusioni del pomeriggio le ha poi portate Paolo Gozzani, segretario provinciale della CGIL: “Noi siamo partigiani in un mondo che tende ad andare verso l’indifferenza” ha esordito rivendicando “un senso di appartenenza, di identità che è quello dell’antifascismo” e invitando all’impegno perché “oggi nella disillusione prevale la delusione verso la politica e le istituzioni e questo è un contesto pericoloso”. In un presente nel quale la cultura dell’egoismo si fa largo in strati sempre più ampi della società, la lotta di classe – ha sottolineato Gozzani – non è più verticale ma orizzontale e l’avversario non è più il padrone o il datore di lavoro ma è diventato l’operaio che ci sta a fianco. Nella fabbrica di ieri si compiva tutto il processo lavorativo di produzione; oggi invece questo è stato scomposto in decine di passaggi, slegati e lontani tra loro anche migliaia di chilometri. In questo modo i lavoratori sono messi in competizione tra loro, per produrre più velocemente e con costi più bassi. “Così non si è più lavoratori con il diritto ad emanciparsi, ma solo semplici prestatori d’opera”.
Il lungo pomeriggio si è concluso con le applauditissime esibizioni del Coro dell’UniTre Pontremoli-Lunigiana, del Coro Acqua in Bocca e della Musica Cittadina Pontremoli nonché con una degustazione di Amaro Partigiano offerta dall’Associazione Archivi della Resistenza.
Paolo Bissoli