
Scuola e famiglia sono accomunate dalla centralità del valore della persona, di chi ha bisogno di crescere grazie all’educazione-formazione. Dunque l’una e l’altra comunità educanti, partecipi di orientamenti culturali e morali condivisi. Perciò, non offerta o richiesta di sostituzioni, non scambio di parti, ma interrogazione su quanto è possibile fare verso gli unici titolari di diritti: i figli-studenti.
Ora, il Governo, con la Legge di bilancio, tagliando le ore di alternanza scuola-lavoro, ha fatto andare su tutte le furie, con ragione, i protagonisti delle due principali istituzioni educative. Le ore relative all’importante alternanza scuola-lavoro sono state ridotte a 210 per gli Istituti professionali, a 150 per quelli tecnici e a 90 per i licei. Un drastico taglio corrispondente a meno della metà rispetto a prima: una dimostrazione di scarsa intuizione da parte dei nostri governanti e conseguente miopia di prospettive.
Secondo indagini mirate, gli studenti che, durante gli ultimi anni della scuola superiore, hanno avuto la possibilità di vivere un’esperienza in fabbrica o in ufficio hanno addirittura il 40,6% di probabilità in più di lavorare. Una percentuale che sale al 70,9% se, dopo il diploma, si aggiunge lo stage in un’azienda. In tempi di “vacche magre” sappiamo tutti quanto sia indispensabile trovare un lavoro, sinonimo di dignità e fonte di serenità per le famiglie.
Il tutto unito alla giusta scelta del percorso di studi che, non sempre, risulta corretta. Urge, quindi, non abbassare la guardia sul fronte dell’orientamento, da parte di discenti, docenti e genitori. Chi prosegue gli studi all’Università, spinto dal desiderio di potenziare la propria formazione, ha l’obiettivo primario di trovare un’occupazione, quindi, l’indipendenza (68,2%) migliorando, nel contempo, le opportunità di far carriera.
La valorizzazione dei talenti e delle capacità degli studenti è il nucleo fondante per un concreto inserimento nel campo delle attività lavorative, realmente significativo quando tende a maturare ulteriori esperienze utili alla singola persona e all’intera società. In tal modo i giovanissimi, riconosciuti nella loro unicità, crescono protagonisti dei loro saperi, portatori di diritti e rispettosi compagni di viaggio degli altri, con cui condividono la bella, ma anche impegnativa avventura dell’esistenza.
Oggi più che mai la crescita e la competitività dell’Italia sono legate al capitale di conoscenza, competenza e fiducia che la scuola trasmette. È qui che si produce quel patrimonio di cultura e di competenza che resta la risorsa più preziosa per il Paese. Ogni giovane dovrebbe essere sostenuto dalla società civile, nella sua ampiezza, per raggiungere gli scopi che si prefigge nella vita; anche incrementando il rapporto stage e scuola: un binomio vincente.
(Ivana Fornesi)