“Difetta il coraggio necessario ma soprattutto mancano un Progetto e un’idea condivisa di Paese”. Così fotografa la situazione un passaggio del Rapporto Italia 2018 di Eurispes, l’ente che dal 1982, ogni anno, cerca di leggere il futuro dell’Italia. Il risultato di questo difetto è quello di ritrovarsi con un Paese che appare, ed è realmente, bloccato non solo sul piano dell’economia (dove, in realtà, si può dire che si muova ma… all’indietro!) ma anche e soprattutto in campo politico e quindi decisionale.
Una prima conferma si può avere analizzando a grandi linee le caratteristiche del governo attuale, battezzato “del cambiamento”: una definizione che al momento è ancora in attesa di conferme. Per ora, il titolo che più si addice al governo Conte sarebbe quello “del tentennamento” e della campagna elettorale continua.
Divise su tutto, le due forze che sostengono l’esecutivo trovano la forza di portare a conclusione i provvedimenti a suon di voti di fiducia: ma non hanno sempre fatto così anche i loro predecessori? In più, un provvedimento voluto da M5S passa solo se, in parallelo, ne passa un altro che sta a cuore della Lega: cosa c’è di nuovo? Non si è ancora capito se i provvedimenti adottati siano “buoni” per i cittadini o se servano a soddisfare promesse elettorali pronunciate senza la minima verifica di poter essere realizzate senza dissesti all’economia nazionale.
Il “contratto”, unico metro di giudizio sulla bontà dei provvedimenti, non dice niente sulla qualità dell’azione dell’esecutivo. Ecco, allora le difficoltà e l’approssimazione nel mettere in campo “quota 100” e “reddito di cittadinanza”: provvedimenti che, al momento appaiono ben studiati più che altro per il modo in cui sono stati chiamati. Ottimi come slogan, ma un Paese democratico non vive di slogan perché la democrazia vuole che i cittadini partecipino fino in fondo alla vita della nazione, non accontentandosi delle affermazioni del “lider maximo” di turno.
Un discorso analogo può essere fatto par la Tav piemontese: uno dei problemi più incancreniti dell’Italia è sempre stato la lentezza nelle decisioni e nella realizzazione delle grandi opere. Di queste un Paese moderno ha bisogno e la scelta se farle o meno non può essere trascinata per mesi solo perché i due partiti al governo hanno idee opposte sul progetto.
L’unico tema sul quale una minima intesa è stata subito trovata è quello dell’immigrazione: sui poveri si può “sparare” a piacere, tanto non hanno possibilità di difendersi. Da questi presupposti, in vista della campagna elettorale per le europee, ci si può attendere che contrasti e discussioni possano solo aumentare, con ripercussioni ancora più pesanti sullo stallo che sta paralizzando il Paese, lasciando in sospeso temi di grande importanza come il rilancio degli investimenti e dell’occupazione.
Antonio Ricci