

Dalla consultazione completa dell’annata 1919 del Corriere Apuano risalta l’interesse per la nascita del Partito Popolare, il partito dei cattolici, tanto da essere l’argomento dominante. Si parte con l’appello al sostegno, con esposizione di programma e statuto del partito nascente e con un’ampia analisi di G. Della Torre che afferma che la religione non è politica ma questa può e deve giovarsi della religione. I cattolici sono ormai maturi per una loro ”perfetta e indipendente autonomia”.
Continuano le vigorose schermaglie anche a Pontremoli coi socialisti e il sindaco Pietro Bologna. I cattolici ribadiscono un programma politico e sociale basato sul Vangelo ”eternamente giovane”e si impegnano di fronte al PPI. Il 6 febbraio si pubblica un testo di don Sturzo sulla bella battaglia. Un articolo senza firma dice dei socialisti locali indispettiti per la formazione del nuovo partito. C’è consapevolezza che ci sia molto da fare. Un editoriale del 15 febbraio firmato Serafino Borgiotti dice che “la guerra è stata la fucina del divenire politico dei cattolici”.
Il PPI nasce come dovere di coscienza per”reprimere” il malcontento delle masse nei giorni dell’occupazione delle fabbriche e contro l’anarchia bolscevica. Si pubblica il programma dell’Unione Popolare fra i cattolici fondata per educare la coscienza popolare alla maggior osservanza dei doveri religiosi e civili, del tutto distinta dal PPI, dipendente dal papa, ma certo di supporto alle finalità del partito politico.
Il C. A. traccia la storia di un partito dei cattolici. Il 5 aprile informa sul PPI in Toscana e sulla sezione pontremolese nata con la nomina di una commissione provvisoria con impegno a lavorare “per la ricostruzione della vita morale, politica ed economica” prendendo ispirazione netta dalla Democrazia Cristiana di fine Ottocento, con difesa della famiglia, tutela della moralità pubblica, libertà di magistero spirituale della Chiesa.
C’è l’appello del PPI per una legge elettorale proporzionale. Si dà rilievo al Congresso del PPI del 10 – 12 maggio a Bologna col motto ”Riforme Pace Lavoro”. Si pubblicano posizioni molto critiche del PPI contro la Società delle Nazioni, dapprima condivisa, ma smentita dalla Conferenza di Versailles: “una pace falsa” che ha fatto continuare egemonie politiche, creato e rafforzato imperialismi vecchi e nuovi, predomini, indebolito piccoli Stati e violato l’autodecisione dei popoli facendo maturare future lotte.
C’è protesta per lo scarso rifornimento di carbone, materia energetica primaria, concesso all’Italia e per “l’inaudita durezza contro la Germania che va oltre una giusta punizione e schiaccia un popolo”. Tanti numeri relazionano sul Congresso nazionale, sul regolamento, sulla protesta del partito al presidente del Consiglio Nitti per una vignetta oltraggiante il papa e da ottobre il tema dominante diventa la campagna elettorale a sostegno del PPI “a viso aperto e senza paura” in vista delle politiche del 16 novembre in cui il PPI con 100 seggi risultò secondo dopo i socialisti.
(m.l.s.)