La fine della Grande Guerra

4 novembre 1918: la vittoriosa battaglia di Vittorio Veneto chiuse il primo conflitto mondiale: l’inutile strage della guerra. Il generale Armando Diaz che aveva sostituito Luigi Cadorna, responsabile principale  della disfatta di Caporetto, firma il bollettino della vittoria.

Postazione italiana nella battaglia di Vittorio Veneto
Postazione italiana nella battaglia di Vittorio Veneto

Dal marzo 1918 la guerra da statica in trincea diventa di movimento. Sul fronte italiano il generale Armando Diaz,che aveva sostituito Luigi Cadorna, responsabile principale della disfatta di Caporetto, guida la battaglia d’arresto sulle nuove posizioni del Piave e del monte Grappa,dispone di 15 divisioni rinvigorite nel morale , fa riorganizzare le centinaia di migliaia di sbandati.
Gli austriaci, molto superiori in numero, non riescono a sfondare neppure con l’intervento delle divisioni tedesche. Le posizioni italiane erano improvvisate, ma avevano un baluardo nel fiume ingrossato dalle piene autunnali e la sponda destra del Piave rimase tutta in mani italiane, la pressione offensiva fu accanita con un susseguirsi di attacchi e contrattacchi e gravi perdite da entrambe le parti.

Il Bollettino della Vittoria

L’Impero austro-ungarico si è arreso, l’Italia ha vinto La guerra contro l’Austria-Ungheria che […], l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. […] L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta. […] I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.
(Armando Diaz, 4 novembre 1918)

Truppe italiane a Trento nell'ultimo giorno di guerra
Truppe italiane a Trento nell’ultimo giorno di guerra

La grande offensiva austriaca lanciata il 15 giugno è fermata dalle truppe italiane che Diaz, imparando dagli errori di Caporetto, tenne a sua disposizione anche in grossa riserva, preferendo correre qualche rischio con una minore densità in prima linea e impegnarle a tamponare gli sfondamenti sul fronte a semicerchio dall’altopiano di Asiago al mare. L’effetto sorpresa veniva vanificato dal buon servizio informazioni. La battaglia detta del “Solstizio” è un successo italiano, rafforza l’autorità del nuovo comando e il morale dei soldati. Diaz subito fa intendere che non vuole compromettere la vittoria di giugno con un’offensiva di esito incerto, gli rimanevano di riserva solo “i ragazzi del ’99”.
41Grande_Guerra_PiaveL’offensiva risolutiva la prevedeva per la primavera 1919, ma a settembre si moltiplicano i segnali dell’imminente collasso dell’impero austro-ungarico, dove crescevano le manifestazioni delle popolazioni ridotte alla fame, le rivolte armate e i movimenti delle tante nazionalità che preparavano la spartizione dell’impero.
Il presidente del Consiglio Orlando preme per un’offensiva immediata e minaccia Diaz di sostituirlo per il rinvio: un ulteriore crollo austriaco avrebbe diminuito la gloria della vittoria italiana. A ottobre si prepara l’offensiva attraverso il Piave verso Vittorio Veneto, il ruolo principale è affidato all’VIII Armata affiancata da due ali più piccole italiane in prevalenza col supporto di due divisioni inglesi e una francese. Le forze contrapposte si equivalevano,una certa superiorità italiana era in artiglieria e aviazione. Bisognava attaccare subito prima della piena massima autunnale del Piave.

Truppe austriache sui treni per il ritorno in patria
Truppe austriache sui treni per il ritorno in patria

La battaglia comincia il 24 ottobre con gli attacchi sul Grappa contro posizioni ben difese che impiegavano anche le riserve; le perdite furono enormi e scarsi i successi. In 5 giorni di scontri gli italiani morti sono 5mila, i feriti 20mila, i prigionieri 3mila. Il 28 ottobre inizia il passaggio del Piave con la piena in calo, tre teste di ponte si costituiscono presso Valdobbiadene, passa una parte delle truppe che risale il fiume e apre la via al grosso dell’VIII armata. Dal 29 ottobre la situazione degli austriaci precipita, fino ad allora si erano battuti bene, ora invece unità sempre più numerose, soprattutto le ungheresi, si rifiutano di salire al fronte, partono di loro iniziativa per tornare a casa.
La disgregazione è diventata generale, molti sono i prigionieri. Le unità italiane marciano rapidamente per raggiungere obiettivi significativi prima della fine delle ostilità che, dopo la richiesta austriaca di armistizio il 3 novembre, firmato a villa Giusti presso Padova, avviene il 4 novembre 1918 alle ore 15. Il bollettino della vittoria firmato Diaz divenne trofeo nazionale pagato con 650mila morti solo sul fronte italiano, ma il totale dei costi della guerra dagli storici Isnenghi e Rochat da cui abbiamo attinto è stimato in oltre 9 milioni di morti su 65 milioni mobilitati, più di 8 milioni i mutilati, spese vertiginose.
Il mondo dei vinti ma anche dei vincitori, che continuano a combattere sul fronte occidentale e mediorientale, è stremato e ci saranno per tutti gravi conseguenze. Dopo 21 anni sarà di nuovo guerra mondiale.

Maria Luisa Simoncelli