I Cavanna Bassani: una famiglia tra piombo e Resistenza

23BassaniCavannaUna saga familiare quella che Cesare Bassani, carrarino con radici nell’Appennino parmense, ci propone con “Le stelle dei Bassani Cavanna” (Leucotea), opera prima che si apre nella Borgotaro della seconda metà dell’Ottocento per concludersi nel 1944 ancora nella cittadina al di là della galleria del Borgallo dopo aver toccato Pontremoli e Carrara.
Al centro del libro c’è una famiglia e quello spirito di guardare oltre il presente che cambia per sempre il destino dei protagonisti e di tanti di coloro che ne vengono in contatto. Il motore di tutto è Cesare Cavanna che negli anni Settanta del XIX secolo comincia a lavorare in una piccola tipografia del “Borgo”. Al giovane si apre un mondo: le casse di caratteri mobili, gli inchiostri, i torchi a mano, le stanze dove asciugare i fogli… e appena si presenta l’occasione la acquista.
È il 1877: ha grandi ambizioni e ben chiaro il ruolo che quella tipografia potrà avere nella società locale e delle valli vicine. Sono gli anni di rivoluzione con l’arrivo dei cantieri della ferrovia Parma – La Spezia e, in particolare, quello per la galleria di valico; e mentre i lavori del Borgallo sono ancora in corso il treno è già arrivato da Parma a Borgotaro e con il treno arriva anche… il socialismo! Non è un caso che il 2 maggio 1890 proprio qui oltre 400 operai occupano il cantiere, incrociano le braccia, fermano i lavori esportando la proposte anche nei cantieri del versante pontremolese.
In quel fermento la tipografia non solo soddisfa le crescenti esigenze della clientela locale, ma da qualche tempo ha iniziato a dar voce al territorio: Cesare Cavanna, infatti, ha fondato un giornale periodico: “L’Eco del Taro” che esce con il primo numero il 18 agosto 1878. Trent’anni dopo, nel gennaio 1908, aperta una filiale a Pontremoli, la Tipografia Cavanna avrebbe stampato anche “Il Corriere Apuano”.
Cavanna diventa anche editore: alla fine si conteranno oltre 200 titoli di libri e opuscoli, comprese iniziative editoriali di grande importanza come quella sui Castelli della Lunigiana: un libro che ha fatto la storia del territorio e ancora oggi ricercatissimo dai collezionisti, oggetto di una ristampa anastatica nel 1983 dagli eredi Cavanna che, a Carrara, ora sono Bassani e hanno aperto l’ennesima tipografia.
La famiglia infatti guarda oltre l’Appennino e dopo Pontremoli si spinge nella città del marmo. Dopo il Cavanna che aveva iniziato l’impresa protagonista c’è un altro Cesare, il figlio di Eugenio Bassani e Dirce Cavanna, nonché zio dell’autore.
La sua è una vita breve: muore infatti il 2 luglio 1944 a Borgotaro, unica vittima del bombardamento alleato. È un partigiano: da Carrara è tornato nella città d’origine della famiglia per unirsi ad una delle prime bande che si sono organizzate “ai monti” per combattere i nazifascisti. Da un paio di settimane, nella Valle del Taro c’è la libera repubblica partigiana: sotto l’incalzare dei partigiani della 12.ma Brigata Garibaldi di Parma e delle due Brigate “Julia”, tedeschi e fascisti infatti hanno abbandonato la città nella notte tra il 14 e il 15 giugno: la repubblica del Taro comprende una decina di Comuni dove vive una popolazione superiore ai 40.000 abitanti: capitale è Compiano, meglio difendibile e più centrale al territorio.
La nascita di questa come di altre repubbliche partigiane (ben nota è quella di Montefiorino) vede tuttavia una formidabile reazione nemica e a cavallo tra giugno e luglio l’Appennino è investito da una vasta operazione antipartigiana che si estende dal confine con la Liguria fino alle Apuane e alla Garfagnana: decine e decine i civili e i partigiani uccisi, centinaia gli uomini deportati nei campi di lavoro e di concentramento. La tristemente nota operazione Wallenstein è riuscita, molte formazioni partigiane sono disperse, per settimane i paesi piangeranno i loro morti.
Anche l’esperienza della repubblica partigiana del Taro finisce qui: è il 15 luglio 1944. Il romanzo non ce lo racconta, ma sappiamo – perché è storia recente – che altre stelle dei Bassani-Cavanna continuano a brillare.

Paolo Bissoli