
Si è svolta ad Aulla, nel Museo di San Caprasio, la presentazione dell’opera del dantista cileno membro Benemerito della Società Dantesca
Sabato scorso molti appassionati della Divina Commedia si sono ritrovati nel Museo di San Caprasio per condividere l’orgoglio di appartenere alla terra di Lunigiana che ha avuto da Dante, nell’incontro con Corrado Malaspina di Villafranca, nel canto VIII del Purgatorio, il più grande elogio che mai sia stato dedicato ad una famiglia nota in tutta Europa e grande per onestà e ospitalità.
Qualunque altro territorio, come è emerso anche dall’intervento di Mirco Manuguerra, avrebbe tratto dai versi di Dante più di un motivo per identificarsi e comunicare all’esterno le proprie ricchezze storiche, naturali, umane, ma qui sinora ha prevalso una sorta di pregiudizio ideologico, del tutto ingiustificato nei confronti dei Malaspina.
L’appuntamento con Dante è stato organizzato in occasione della presentazione dell’opera “Io dico seguitando” del dantista cileno José Blanco Jiménez, membro Benemerito della Società Dantesca Italiana. Il saggio, come ha chiarito Manuguerra, riprende il tema già analizzato da Livio Galanti nel suo ultimo e omonimo lavoro, del 1995, autentico testamento spirituale del maestro. Con questo volume, uscito per la raffinatissima veste grafica dei tipi di Aracne Editrice in Roma (Collana “Dante nel Mondo”, diretta dal prof. Antonio Lanza), la Lunigiana Dantesca irrompe nel mondo internazionale di settore con ampie e positive citazioni non solo dell’opera di Livio Galanti, ma anche del Centro Lunigianese di Studi Danteschi.
La Prefazione di Mirco Manuguerra è il manifesto culturale della “Dantistica Lunigianese” quale nuova branca disciplinare che all’atto della costituzione del centro di studi nostrano, esattamente vent’anni or sono a Mulazzo, veniva timidamente posto a fondamento dell’intero programma di lavoro.
Lo stesso Manuguerra, fondatore e presidente del Centro Lunigianese Studi Danteschi, nell’introduzione al volume ricorda che Galanti fu un “mirabile studioso solitario che, , avulso come fu dai veleni accademici, nel suo studio in Val di Magra lasciò tracce che soltanto negli ultimi anni cominciano finalmente ad emergere in tutta la loro importanza”.
In chiusura gli amanti di Dante hanno potuto godere di una raffinata applauditissima declamazione del Canto VIII del Purgatorio da parte di Tullio Rizzini, un interprete che è riuscito ad emozionare come e forse anche più di quanto sapeva fare il grande Sermonti. (R.Boggi)