Migranti: liberi di partire, liberi di restare

migrantiChissà come i libri di storia dei secoli futuri analizzeranno questa nostra stagione di migrazioni che presenta masse rilevanti di persone in movimento. Da tempo si discute su come arginare tale fenomeno, causato da condizioni nei Paesi di origine dei migranti talmente gravi da spingere quei fuggitivi a tentare il tutto per tutto pur di sottrarsi alle oppressioni cui sono sottoposti. I numeri sono davvero imponenti: in tre anni sono arrivate in Italia più di 500mila persone (di cui decine di migliaia di minori non accompagnati) di oltre 80 nazionalità diverse, per lo più africane.
Migliaia di migranti sono morti nel tentativo di attraversare il Canale di Sicilia. Ampliando la prospettiva, oltre 250 milioni di persone ogni anno nel mondo si mettono “in cammino”, di cui 65 milioni sono rifugiati, sfollati e richiedenti asilo. Di fronte a questo vero e proprio “segno dei tempi”, la Chiesa italiana ha deciso di raccogliere la sfida a trovare una soluzione del problema, se non esaustiva, almeno indicativa, attraverso il lancio del progetto “Liberi di partire, liberi di restare”, una iniziativa di ampia portata, proiettata su un arco di tre anni e per la quale i vescovi hanno deciso di stanziare 30 milioni di euro dei fondi 8xmille.
Per contrastare la negazione del diritto di rimanere nella propria terra o di partire in sicurezza; per supplire ai gravi disagi (mancanza di cibo, acqua, lavoro, presenza di guerre, disastri naturali) seguendo quanto raccomandato da Papa Francesco: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. La libertà di partire viene così coniugata con la libertà di restare o di ritornare nella propria patria, attraverso percorsi che possono favorire l’nizio di un cammino di ritorno nel proprio Paese d’origine per contribuire a donargli libertà e sviluppo. Si può capire che non si tratta del semplice e fanatico “teniamoli a casa loro”.
Il progetto prevede azioni a partire dalle realtà locali nei Paesi di origine, in quelli di transito e in Europa, coinvolgendo le realtà ecclesiali già in prima linea nell’opera di accoglienza e attivando una serie di iniziative orientate all’integrazione di quanti già sono tra di noi o continuano ad arrivare. Il progetto sarà una occasione concreta offerta alle comunità cristiane per esprimere con gesti concreti la capacità di farsi prossimo.