
Domenica 19 marzo, terza di Quaresima
(Es 17, 3-7; Rm 5,1-2.55-8; Gv 4,5-42)
Nel versetto che precede il brano proposto oggi è scritto: Gesù “doveva dunque attraversare la Samaria”. Non è del tutto vero. Si trovava a Gerusalemme e voleva giungere in Galilea. Poteva dunque risalire la valle del Giordano facendo una via più breve ed assai meno pericolosa. Pericolosa perché i samaritani, che agli occhi degli ebrei più osservanti erano imbastarditi sia dal punto di vista etnico che da quello religioso, erano ancora indignati ed in attesa di rivincita per la distruzione del loro tempio, avvenuta circa 160 prima per mano degli ebrei. Il Cristo “doveva” perché aveva un appuntamento importante, con una donna di Samaria, davanti al pozzo scavato 1500 anni prima da Giacobbe.
Il pozzo è, presso gli antichi e nella Bibbia, il luogo di incontro tra gli innamorati. II servo inviato da Abramo per trovare una sposa per Isacco, incontra Rebecca al pozzo. Anche Giacobbe vede, presso un pozzo in terra di Carran, Rachele che diventerà, anni dopo, sua moglie. Mosè, in fuga dalla terra di Egitto per evitare l’ira del faraone, giunto presso un pozzo in un’oasi, difende dai soprusi di alcuni pastori le figlie di Ietro. Sposerà poi Sefora la più grande delle sorelle. C’è anche un altro aspetto da considerare. Il profeta Osea ha un rapporto difficile con la moglie Gomer. Al suo amore e alla sua tenerezza lei risponde con il tradimento. Il profeta dapprima la scaccia poi, non potendo vivere senza di lei, la cerca e si impegna a riconquistare il suo amore. Sensibilizzato dalla sofferenza, Osea comprende come la sua storia personale sia un piccolo esempio dell’amore che Dio ha per il suo popolo, di quanto il Signore soffra per le infedeltà di Israele e come ricerchi in continuazione di riallacciare il rapporto di amore che andava perdendosi. È bello che, in lingua aramaica, il vocabolo che indica il popolo ebreo sia di genere femminile.
Si comprende così meglio come nelle scritture sia proposto l’amore sponsale che esiste tra Dio (lo sposo) ed il suo popolo (la sposa). Come Gomer non è stata fedele ad Osea, così i figli di Abramo non sono stati fedeli a Dio. Quindi l’incontro tra Gesù e la samaritana è un nuovo appuntamento tra Dio, amante fedele, ed un popolo incapace di vivere con un amore esclusivo e durevole.
Al pozzo, scavato da Giacobbe, Gesù cerca ancora di ricucire il rapporto d’amore con il suo popolo. Per gli ebrei in particolare, che nel brano sono rappresentati da una donna e per di più samaritana, questo brano evidenzia una lontananza che potrà essere annullata con una radicale conversione che li renda capaci di accogliere l’amore che Dio continuamente propone. La samaritana che abbandona la brocca portata per attingere acqua al pozzo, ci indica come fare. Lei ha ascoltato Gesù, ha creduto che Lui è il Messia ed ha cambiato vita, è andata a proclamare il suo rinnovato incontro a tutti gli abitanti di Sicàr. Quella donna è “sacerdote” perché ha parlato con Gesù; è “re” perché ha lasciato la brocca, la vecchia vita, e si è scelta una nuova esistenza; è “profeta” perché ha parlato di Gesù agli abitanti di Sicàr. Il mondo intero ha tanto bisogno che anche noi beviamo l’acqua che Gesù ci dona, affinché a nostra volta possiamo diventare una sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.
Pier Angelo Sordi