Abruzzo, dolce terra ferita

I gravi disagi per la neve e il terremoto nel racconto di chi ci vive

Abruzzo neveDopo il disastroso terremoto del 2009 e quello dello scorso 24 agosto, che ha avuto conseguenze pesanti anche in Abruzzo, un nuovo e tragico evento naturale ha colpito questa terra “forte e gentile”.
Un micidiale mix di fattori naturali si è concentrato in poche ore nella parte teramana attorno al Gran Sasso: una nevicata che a memoria d’uomo non si ricordava e la ripetizione di diverse forti scosse di terremoto hanno messo letteralmente in ginocchio un territorio che, in situazioni di normalità, è un’oasi di bellezze naturali e di borghi incantevoli, abitati da gente laboriosa.
I nuovi disastri naturali che hanno isolato quel territorio hanno colpito da vicino me e la mia famiglia perché da quasi venticinque anni conosciamo bene la zona per frequenti soggiorni legati alla presenza di parenti. Per diversi giorni è rimasta interrotta ogni forma di comunicazione e solo quando, con fatica, siamo riusciti a riallacciare i contatti, abbiamo avuto modo di conoscere l’entità dell’accaduto.
“Domenica 15, nel pomeriggio – racconta Marilena – inizia a nevicare: una neve pesante che ha iniziato a procurare molti disagi. Nella notte di lunedì restiamo al buio e, naturalmente, senza riscaldamento; linee telefoniche fisse e mobili smettono di funzionare”. Il racconto continua con immagini di negozi e banche chiusi, bancomat spenti, distributori di carburante chiusi, auto inutilizzabili.
Il mercoledì, al perseverare del maltempo si sommano quattro forti scosse di terremoto che hanno aggiunto paura al disagio già presente. “Ci sentivamo in trappola e fino a venerdì questa è stata la nostra situazione”. Poi, a tarda sera del 20 gennaio, torna la corrente elettrica ma per tutta la giornata di sabato 21 manca l’acqua. Lucia, che abita da sola a Poggio Morello, passa tre giorni al buio: unica fonte di calore il camino in cucina. “Tre giorni, dice, accampata in una stanza escogitando strategie di sopravvivenza. Tre giorni a spalare neve per raggiungere la legnaia e la strada principale del paese durante le ore di luce. E, mercoledì mattina, anche qui quattro forti scosse di terremoto nel giro di poche ore”.
Luogo a noi ben noto è anche l’Hotel Rigopiano, sulla strada che porta allo splendido altopiano di Vado di Sole, sovrastato dall’imponente mole del Gran Sasso. Meta di appassionati della montagna, si è trasformato in un inferno a causa di una spaventosa valanga. Coincidenza o imprudenza? L’inchiesta accerterà le responsabilità, ma l’idea che sta emergendo è che quando non si rispetta la natura, essa si ribella. Si scopre che l’albergo era costruito su sedimenti di antiche frane di terra e massi, residui di valanghe precedenti; solo adesso, con il solito senno di poi, si fa rilevare che non si è prestato attenzione agli studi geologici del territorio da tempo esistenti, che attestavano proprio quei dati. Dopo il tempo dei soccorsi e della solidarietà dovrà venire quello della verità.

Gianpiero Brunelli