Ricòrdati, Signore, della tua misericordia

Domenica 1 ottobre, XXVI del tempo ordinario
(Ez 18,25-28; Fil 2,1-11; Mt 21,28-32)

36vangeloGesù è a Gerusalemme, racconta ai capi dei sacerdoti e agli anziani una parabola: un uomo ha due figli. Chiede a entrambi di andare a lavorare nella vigna. Il primo protesta, dice di non averne voglia, ma poi ci va. Il secondo si mostra obbediente ma poi non ci va. “Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?”
La risposta è ovvia a tutti, il primo. E così gli rispondono. Senza rendersi conto delle implicazioni della loro risposta. L’uomo è Dio, il primo figlio è chi è ostile alla Sua volontà, ma alla fine, magari di malavoglia, la segue. Come i pubblicani e le prostitute che nonostante il proprio vivere contrario alla legge hanno seguito Giovanni. Il secondo è chi si mostra pio e obbediente a parole, ma nella realtà dei fatti vive senza alcun riguardo per Dio, convinto che l’apparenza basti, convinto di essere più furbo di Lui.
Oggi noi diamo importanza alle parole più che ai fatti, ci preoccupiamo di più di apparire giusti che di esserlo, e condanniamo più aspramente chi usa parole sbagliate di chi agisce in modo sbagliato.
Non è così che ragiona Dio. A Lui non importano parole belle ma vuote, e non Si offende se qualcuno a parole protesta contro di Lui.
Quello che conta alla fine, è ciò che si fa. E neanche ciò che si fa nel mentre, ma ciò che si fa alla fine. Il primo figlio, i pagani e le prostitute, tutti si pentono davanti al Padre delle proprie parole e azioni, e ritornano sulla retta via.
Chi, rapido a giudicare, si considera ad essi superiore per il proprio superficiale ossequio alla legge, quando in realtà essa disprezza, ottiene solo di vedere questi passargli avanti nel Regno dei Cieli. Dio non escluderà nessuno che non si esclude da solo, ma darà la precedenza a chi ha compiuto, anche se malvolentieri, anche se lamentandosi, la Sua volontà.

Pierantonio e Davide Furfori