

Le Chiese in Italia devono ritrovare insieme il gusto di “danzare, seguire, essere gioiose, essere leggere, e soprattutto non essere rigide” e annunciare la gioia del Vangelo “non come un gioco di scacchi dove tutto è calcolato, non come una partita dove tutto è difficile, non come un teorema che ci rompa il capo, ma come una festa senza fine, come un ballo” a cui è invitata tutta l’umanità. Le parole della preghiera di Madeleina Delbrel, citata da Papa Francesco in chiusura della XVI Assemblea del Sinodo dei Vescovi, risultano profetiche, e sembra fare da sfondo alle richieste che gli italiani chiedono in questo momento storico alla Chiesa italiana.

In vista dell’Assemblea Sinodale che si sta svolgendo a Roma in questi giorni, i Vescovi hanno voluto partire da dati concreti sulla situazione religiosa in Italia. Per questo hanno chiesto al Censis un report per avere uno spaccato il più possibile veritiero del rapporto degli italiani con la Chiesa e con la fede. Il ritratto che ne deriva è quello di un Paese fondamentalmente cattolico, il 71,1% degli italiani si dichiara cattolico, di cui il 15,3% praticante, il 34,9% partecipa solo occasionalmente alle attività della Chiesa, il 20,9% non praticante. La percentuale scende quando si analizza la fascia dai 18 ai 34 anni dove il il 58,3% delle persone si dichiarano cattoliche con le varie gradazioni di appartenenza. Il principale motivo di una pratica saltuaria o assente sembra essere una forma di religiosità individuale.

Più della metà di coloro che sono “assenti” dichiara di vivere “interiormente” la fede. Evidentemente questo è il risultato di un individualismo imperante nella società attuale, ma denota anche la difficoltà della Chiesa nel proporsi come traino di valori che vadano oltre la propria visione di vita. Si chiede alla Chiesa di adattarsi alle mutate condizioni del mondo contemporaneo, e non viene percepita come comunità capace di rendere i laici protagonisti. Per completare il quadro, secondo il report, l’identità culturale rimane quella cattolica (anche il 41,4% dei non credenti è d’accordo con l’affermazione che il cattolicesimo è parte integrante dell’identità nazionale). Non si è molto d’accordo sull’utilità di un partito cattolico. è curioso il dato riguardante la preghiera. Il 66% degli italiani dichiara di pregare, anche il 66,6% dei non praticanti e addirittura l’11,5% dei non credenti. Quando si tratta della vita spirituale si dichiara che è importante, ma resta relegata all’esperienza personale. Il panorama che si presenta è denso di stimoli per una Chiesa che vuol camminare insieme. Dalla ricerca emerge comunque la richiesta di una Chiesa più aperta al mondo (lo richiede il 60,8% dei praticanti), più capace di uscire dal suo recinto, di dare al “mondo” l’immagine di una Chiesa che crede non solo in Dio, ma anche nell’uomo, attenta alle domande, alle sofferenze, alle gioie e ai desideri degli uomini e delle donne di questo mondo (cfr. GS 1).
Giovanni Barbieri