Devozione alla Santa Croce: tra fede, tradizione e storia

A Bagnone una conferenza sulla Reliquia della Croce di don Pietro Pratolongo, Germano Cavalli e Paolo Lapi

Santa_Croce_BagnoneC’è stata una grande partecipazione di pubblico alla conferenza sul tema “La Reliquia della Croce da Gerusalemme alla Lunigiana”, tenutasi sabato 1° maggio a Bagnone nella sala del Museo Archivio della Memoria, organizzata dal delegato alla cultura Matteo Marginesi, quale avvio della festa votiva di Santa Croce del 3 maggio, che i bagnonesi celebrano da oltre 160 anni.
Nella sua lezione magistrale, don Pietro Pratolongo ha illustrato la ricchezza simbolica della croce con una approfondita analisi del suo senso nelle varie culture fino ad arrivare al significato cristiano. Cosa c’è di più familiare e di più scontato per un cristiano? Eppure, farebbe bene riscoprire il significato profondo della Croce con il commosso stupore dei credenti dei primi secoli. La Croce, che a noi infonde un senso di consolazione e di pace, per i primi discepoli fu un terribile strumento di morte, riservato dal potere romano agli schiavi ribelli ed ai terroristi. Da qui la drammatica domanda: come predicare il vangelo del Figlio di Dio sottoposto al più infame dei supplizi? All’epoca la Croce era ritenuta follia e scandalo, eppure san Paolo ne fa il centro della sua teologia, il cuore della salvezza: “E mentre i Giudei chiedono miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma… potenza di Dio e sapienza di Dio” (I Cor. 1,23-24). La croce è una forma simbolica molto antica, un archetipo che rappresentava l’unione del cielo con la terra, della dimensione orizzontale con quella verticale; congiungendo i quattro punti cardinali, era usata per tracciare le piante degli edifici e delle città. Con il cristianesimo assume significati nuovi e complessi come il ricordo della passione, morte e risurrezione di Gesù e come il monito ad imitare Gesù in tutto e per tutto, accettando pazientemente anche la sofferenza. Da allora, il crocifisso, oggetto di obbrobrio, è diventato simbolo di fede per miliardi di persone e, più ancora, simbolo di amore. Gesù ha così rovesciato il senso della croce: morendo su di essa, ha dato senso al dono della vita per altri. Per il cristiano, la Croce non è quindi più simbolo di sofferenza cieca, ma di donazione; non di morte subita, ma di vita donata; è il segno del servizio di Gesù al Padre e all’uomo, nella potenza dello Spirito, in una donazione totale “fino alla morte e alla morte di croce”.
Il voto che si celebra a Bagnone il 3 maggio, ha ricordato Germano Cavalli, rinnova l’antica riconoscenza della locale popolazione scampata al colera del 1854/55: attraverso il Consiglio degli anziani, essa ha istituito una annuale solenne celebrazione per cento anni, un impegno poi rinnovato nel tempo. La Santa Croce per i bagnonesi non è solo un oggetto prezioso che contiene le reliquie dei luoghi della nascita e della passione di Cristo, il legno di quella croce che Costantino scelse a vessillo della cristianità, ma è un simbolo che li lega al Figlio di Dio, il Vivente, il Risorto.
Paolo Lapi, con inedite immagini fotografiche, ha permesso di vedere, per la prima volta, nel dettaglio il contenuto della teca e dei reliquiari, inseriti in una più piccola antica croce d’argento, a sua volta contenuta entro un più ampio manufatto settecentesco. Ne ha, quindi, illustrato i contenuti attraverso un’accurata analisi storica, risalendo dalla tradizione popolare (che parla del pellegrino che bussò alla porta del Castello e alla mattina svanito lasciando al suo posto una piccola croce di legno, subito oggetto di culto) a quella bibliografica locale – Cattaneo, Istorica descrizione della insigne terra di Bagnone – che la vuole realizzata nella seconda metà del Quattrocento per interessamento di Pietro da Noceto, segretario di Papa Niccolò V), per giungere ad una analisi dei documenti conservati nell’archivio storico comunale, dove si ritrova la volontà votiva della comunità bagnonese, per capire dove finisce la leggenda ed inizia la storia, indagando negli archivi diocesani le antiche ispezioni alla reliquia e risalendo a ritroso ad una documentata presenza della reliquia della Santa Croce sul territorio bagnonese anteriore al Concilio di Trento: un dato che ne testimonia il culto antico.

(Francesca Guastalli)

Tante le autorità presenti, soprattutto, tangibile la fede e la partecipazione dei bagnonesi

Dopo il colera del 1854-55, che risparmiò la popolazione bagnonese (ci furono, infatti, circa 60 vittime) il Consiglio Comunale di Bagnone istituì, nel 1856, la festa votiva di Santa Croce da celebrarsi, a spese del Comune, il 3 maggio per 100 anni, rinnovabile per un secolo. Anche quest’anno si è svolta il 3 maggio e ha visto la partecipazione di fedeli, associazioni, Confraternite delle parrocchie del comune, autorità civili, religiose e militari, fra cui il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani ed il consigliere regionale Giacomo Bugliani. La S. Messa delle ore 17, resa maggiormente solenne dai canti, eseguiti con bravura dalla “Schola cantorum San Nicolao”, sotto la perizia del maestro Sergio Chierici, è stata presieduta da don Stefano Lagomarsini, coadiuvato dal parroco don Marco Giuntini, da altri confratelli, diaconi e chierichetti. All’offertorio il sindaco Carletto Marconi, con la Giunta al completo, ed i consiglieri di minoranza Olivieri e Cortesi, ha offerto, nel solco della tradizione dei padri, il tradizionale fascio di cera, avvolto dal nastro tricolore. La processione, accompagnata dalla Filarmonica S. Cecilia, si è snodata per le strade del paese. Al rientro la S. Benedizione ed il sentito ringraziamento del parroco don Marco a tutti. Al termine, in piazza Marconi, l’Amministrazione ha offerto un gradito rinfresco preparato dagli studenti dell’Alberghiero “Pacinotti”, autori anche della raffinata cena svoltasi nella Sala polifunzionale, alla presenza di tanti ospiti, dei docenti Paganini e Barontini e della dirigente Lucia Baracchini.

(Ivana Fornesi)