
Completata nel 1975, ha avuto un lungo percorso per il progetto e la costruzione, iniziato già negli anni Venti.
Molti gli architetti che hanno partecipazio alla sua realizzazione

A margine dell’ultimo articolo pubblicato su queste pagine, mi è sembrato opportuno riprendere il tema, solo accennato per motivi di spazio, della nuova cattedrale diocesana della Spezia, dedicata a Cristo Re dei Secoli. Mi rendo conto di tracciare, tuttavia, soltanto una sintesi dei fatti avvenuti, narrati da articoli di giornale o riviste specializzate, puntigliosamente registrati nella bibliografia del volume pubblicato nel 1998 “La cattedrale della Spezia e il suo Capitolo” coordinato da Franco Orengo. Il tema s’innesta pienamente sul problema critico dell’architettura moderna e della sua crisi nel momento di passaggio tra l’Eclettismo tardo ottocentesco e le forme geometriche del Razionalismo che si affermeranno pienamente nel Secondo dopoguerra. Scriverà l’architetto Cesare Galeazzi a proposito della nuova cattedrale: “Il progetto della Cattedrale di Cristo Re è fortemente caratterizzato dal volume del vano della chiesa, sorgente puro ed isolato nella sua forma geometrica…”.
La storia comincia con l’indizione del concorso nazionale al quale parteciparono 116 architetti, con 92 progetti, che furono esposti in una mostra che ebbe gran successo di pubblico. La Giuria che aveva tra i componenti figure di rilievo quali Alberto Calza Bini, Gustavo Giovannoni ed Ugo Ojetti, non assegnò il primo premio giudicando che mancasse un progetto di qualità così eccezionale da meritare la scelta definitiva. I progetti, sebbene il gusto razionalista avesse già preso campo in Italia, utilizzavano gli “stili” architettonici contaminati in vario modo: dal linguaggio medievale del duomo di Modena, ai timpani arcuati delle chiese veneziane, alle cupole romane e venete, alle facciate baroccheggianti, ai timpani palladiani ed altro ancora. La giuria, in base all’articolo 13 del bando che prevedeva, qualora non fosse emerso un progetto di conclamata superiorità, una seconda fase del concorso, scelse cinque architetti che presentarono dieci progetti.

Anche in questo caso, il 21 novembre 1929, quando si riunì la giuria non fu assegnato un primo premio ma la cifra di 80.000 lire, messa a disposizione dal Vescovo, fu suddivisa secondo una graduatoria che assegnava il primo posto alla coppia veneziana formata da Brenno del Giudice architetto e Guido Cadorin decoratore. Furono loro gli incaricati per la stesura del progetto definitivo che assunse le forme di un edificio a pianta centrale adornato da una cupola imponente, di gusto barocco. L’elaborato fu approvato con il plauso del capo del governo Benito Mussolini il 9 dicembre 1931, ma il passaggio alla fase successiva, quella dell’affidamento dei lavori, attesa dal vescovo Costantini con trepidazione, non si verificò.
La difficoltà dei tempi scoraggiava le imprese edili ad intraprendere un’opera di tale portata alla vigilia del secondo conflitto mondiale (1939-45). Il 26 luglio 1943, il giorno dopo l’arresto di Mussolini, mons. Costantini fu eletto vescovo di Colosse (Colossi in Turchia) ed incaricato di dirigere la pontificia Commissione centrale per l’arte sacra in Vaticano, cariche che ricoprirà fino alla morte avvenuta il 17 maggio 1956. Terminata la guerra la Curia della Spezia, sotto la guida del nuovo vescovo, mons. Giuseppe Stella, amministratore apostolico dal 1943 ed insediato nel 1945, riprese le fila del progetto interrotto. Si pensò di iniziare con la realizzazione della cripta della futura cattedrale, affiancata ad un porticato che si raccordasse con quelli già esistenti lungo via Vittorio Veneto. Per eseguire l’opera fu richiamato l’architetto vincitore del concorso del 1929, il veneziano Brenno del Giudice.
Il progetto del portico, a differenza della chiesa, non fu approvato e l’architetto Franco Oliva, fu incaricato di seguire la costruzione dell’edificio, ma morì nel 1952 lasciando scoperto l’incarico di referente del progettista veneto. Tuttavia, la costruzione della grande volta a botte con unghie laterali che caratterizza la cripta di Cristo Re iniziò soltanto il giorno di San Pietro del 1957 quando era stata approvata, con licenza del 6 marzo dello stesso anno, anche la costruzione del porticato ridisegnato dall’arch. Cesare Galeazzi.
Nelle intenzioni della Curia la realizzazione di questa struttura, con le scale di accesso al piazzale superiore e fondi per attività commerciali, doveva procedere di pari passo con la costruzione della cripta. La direzione dei lavori fu affidata all’arch. Galeazzi il quale, dopo la sopravvenuta morte dell’architetto Del Giudice il 6 dicembre 1957, completò la chiesa consacrata solennemente da mons. Giuseppe Stella il 25 ottobre 1958.
Non potendosi più realizzare il progetto vincitore del concorso, ormai superato, fu interpellato Giovanni Michelucci che rifiutò, mentre accettò l’incarico Adalberto Libera, esponente di spicco della scuola razionalista italiana. Egli coadiuvato, fin dall’inizio, dall’architetto Galeazzi, elaborò l’attuale progetto a pianta circolare ed il 19 ottobre 1959, l’arcivescovo di Genova cardinal Giuseppe Siri posò la prima pietra della nuova cattedrale. Adalberto Libera morì il 17 marzo 1963 e l’architetto Galeazzi completò la cattedrale che fu inaugurata il 3 maggio 1975. Trent’anni dopo il suo insediamento il 4 agosto 1975, per raggiunti limiti d’età, mons. Giuseppe Stella, che portò a compimento con tenacia l’opera iniziata dal suo predecessore, si ritirò lasciando la cattedra al successore mons. Siro Silvestri.
Roberto Ghelfi