
Il regolamento regionale per l’estrazione del marmo ha creato grossi subbugli a Fivizzano. Ora il testo, approvato dal consiglio, è stato rigettato da Firenze per “violazione delle prescrizioni relative alla legge regionale sulle cave”

Non è certo facile conciliare le ferite, che l’escavazione del marmo provoca al paesaggio, con i posti lavoro che garantisce e con lo sviluppo economico che produce con le attività, anche artistiche, connesse da secoli alla utilizzazione di questa preziosa risorsa. Queste problematiche sono oggi ancora più pressanti, se si considera che le “macchine” consentono estrazioni di blocchi in grandi quantità ed in minor tempo rispetto al passato, quando la quadratura era opera degli scalpellini ed il trasferimento a valle affidato alla lizzatura. E, poi, il danno ambientale causato da discariche e ravaneti, spesso fuori controllo, come il rispetto delle convenzioni e delle concessioni. Basta ricordare che è di questi giorni la notizia che una cava del Sagro, in territorio fivizzanese, è stata denunciata per aver causato “una grave emergenza ecosistemica” (discariche abusive, inquinamento di un affluente del Lucido,….) in un’area di “elevato pregio floristico”. Ma di situazioni simili ce ne sono state e ce ne sono ancora tante. è stato per contrastare e porre riparo a questo stato di cose, che nell’ultimo decennio la Regione Toscana ha promulgato tutta una serie di leggi e di disposizioni che i Comuni, con la presenza di cave nel loro territorio, devono far rispettare.

Tra queste i Piani attuativi dei bacini marmiferi (Pabe), ai quali si deve adeguare anche il Comune di Fivizzano, finalizzandoli ad un corretto governo del territorio e alla pianificazione delle attività di escavazione, con l’indicazione delle quantità di materiale estraibile, l’individuazione delle discariche e dei ravaneti e l’indicazione dei conseguenti interventi di riqualificazione ambientale. La prima stesura del Pabe generò accanite discussioni tra maggioranza e minoranza a Fivizzano, ma anche frizioni all’interno della stessa maggioranza, che avrebbero portato alla revoca, da parte del sindaco Gianluigi Giannetti, della delega all’Urbanistica e alle Cave all’assessore Diego Serafini e alla sua sostituzione con la consigliera Giovanna Gia, staccatasi dal gruppo di minoranza “Futuro al centro”, guidato da Mirco Moscatelli. Nel luglio del 2021 fu finalmente approvato, non senza critiche osservazioni provenienti, in particolare, dal consigliere Alessandro Domenichelli, mentre il sindaco elogiava l’assessora Gia per la tempestività con cui aveva portato all’ordine del giorno il Pabe fivizzanese (con bacini marmiferi a Equi e nel Sagro) ed anche per i suoi contenuti innovativi sotto l’aspetto ambientale e per la regolamentazione dell’escavazione in siti vecchi o nuovi.

La Regione, però, a cui spetta l’ultima parola, non lo ha approvato, suscitando aspre polemiche da parte dell’opposizione, che ne assegna la responsabilità all’assessora e al Pd, non escludendo Italia Viva, a cui aderiscono l’ex assessore Diego Serafini e l’ex presidente del Consiglio Jessica Fabiani. Pare che la motivazione principale del provvedimento regionale vada ricercata in un errore di trasmissione, da parte del Comune, di un documento vecchio di oltre 25 anni, che certificava l’altitudine di una cava del Sagro al di sopra dei 1.200 metri, limite massimo, fissato dalla Toscana, per ogni tipo di escavazione. Tutto questo senza tener conto, come certificato da recenti rilevamenti, che la cava in questione in questo lasso di tempo ha abbassato notevolmente, comunque sotto i 1.200 metri, il suo bacino estrattivo. Non dovrebbe essere difficile, pertanto, giungere ad una definitiva chiarificazione della questione, ma occorrerà una sentenza del TAR, al quale è ricorsa la Regione, “avendo ravvisato nell’atto del comune di Fivizzano la violazione delle prescrizioni relative alla legge regionale sulle cave”. Il Pabe, una volta approvato, resterà in vigore 10 anni e farà riprendere e regolerà da subito l’escavazione in ogni bacino.
Andreino Fabiani