Almeno 13 casi segnalati. Testimonianza di un declino ed una difficoltà che vengono da lontano

Nelle scorse settimane la zona di Aulla è stata oggetto di diversi episodi di furti, per la precisione almeno 13, che hanno colpito diverse attività commerciali. La buona notizia è che i responsabili sono stati arrestati e incriminati. La brutta è che le vittime di questi atti sono i commercianti, una delle categorie in difficoltà in questo periodo di chiusure e spostamenti limitati. Categoria che ha eroicamente resistito a dei veri e propri tsunami in questi ultimi 20 anni: la perdita progressiva dell’attrattività di Aulla, lo spostamento verso i centri commerciali della costa o dello spezzino di buona parte della spesa liquida dei lunigianesi, la perdita dei clienti provenienti da fuori zona, una alluvione che ha indebolito l’esistente e fatto chiudere i negozi più fragili, la distruzione del tessuto di solidarietà economica tipico di ogni piccola città italiana per cause che agiscono ormai su scala planetaria unite anche ad un certo immobilismo politico incapace di progettare un percorso a partire da una nuova identità. Tutte queste cause hanno portato a questa lenta agonia della quale non si intravede la fine per quella che era la città più ricca economicamente della Lunigiana e i cui fondi commerciali erano ambiti come bene-rifugio ad ogni nuova costruzione annunciata.

Ma torniamo al tema della sicurezza che sembra ormai al centro di ogni scelta operata dalle amministrazioni. Aulla, come tutte le cittadine della Lunigiana si è dotata di un impianto di videosorveglianza, il più grande tra tutti quelli messi in campo in Lunigiana, a più riprese si invoca il potenziamento della stazione dei Carabinieri e una presenza maggiore nella sorveglianza nelle strade e, non da ultimo, si ritorna a scontrarsi sul tema dell’immigrazione. Tutte cose importanti ma che rischiano di farci dimenticare che la prima prevenzione alla microcriminalità è una città dove le varie “comunità” che la abitano si riconoscono e si conoscono e soprattutto che occorre una progettazione urbanistica fatta per garantire qualità della vita e sicurezza perché questo venga favorito. Ciò che rende una città abitabile e non un fortino da espugnare sono le sue comunità, anche economiche, le sue scuole, le sue associazioni, i circoli, le istituzioni nelle quali ci si riconosce e, perché no, le sue piazze, chiese e Parrocchie. Senza questi “anticorpi” una città da abitabile diventa semplicemente percepita come invivibile e saccheggiabile. Questo fine settimana in una chiacchierata con il Parroco di Aulla il sacerdote riscontrava una perdita del senso della comunità molto preoccupante. Non è un fatto isolato, avviene in tutto il pianeta sotto la spinta di stili di vita sempre più centrati sull’individualismo e sempre meno disposti all’impegno nelle attività sociali. Ma è anche un dato di fatto che vi siano realtà di cittadine che riescono a fare meglio di Aulla, che resistono meglio a questa tendenza.

Tra i motivi di questa decadenza vi sono sicuramente state delle scelte che hanno cambiato il volto della città. Aulla è stata oggetto dagli anni ‘80 ad oggi di una feroce speculazione edilizia che ne ha stravolto i già fragili equilibri. Una stazione ferroviaria spostata in mezzo al nulla, una piazza dei mezzi pubblici disarticolata e depotenziata dei servizi. Basta guardare una cartolina degli anni ‘60 o ‘70 per trovare nella cittadina, devastata dai bombardamenti degli alleati e ricostruita frettolosamente con i soldi del piano Marshall, un certo equilibrio urbanistico, decoro e pulizia. Questo equilibrio è stato il terreno su cui si è costruito il tessuto economico basato sul commercio e che ha indirettamente mantenuto quella solidarietà economica che permetteva alla ricchezza prodotta di rimanere sul territorio. Le vicine città della Spezia e Carrara permettevano inoltre a questa vocazione commerciale di mantenersi grazie alle risorse che venivano portate ad Aulla da chi lavorava nei due centri portuali ed industriali. Oggi Aulla è incamminata a diventare una città dormitorio. La comunità, prima sbriciolatasi in gruppi di semplice interesse, ha finito per disintegrarsi in tanti individualismi, privi di capacità innovativa e le risorse finanziarie accumulate nei decenni precedenti sono rimaste nei conti correnti o sono diventate proprietà immobiliari per supposte rendite sugli affitti. La città è implosa economicamente su se stessa! Se si passeggia per Aulla la sensazione è quella di un inesorabile degrado progressivo. Il simbolo di questo degrado può essere rappresentato dall’area della ferrovia in totale stato di abbandono dopo decenni a fare da biglietto da visita all’incauto visitatore. Senza comunità, senza capacità di integrazione in un tessuto economico ecco che la microcriminalità emerge, soprattutto in tempo di crisi e colpisce laddove fa più male: il piccolo commercio. Si intravedono segnali in controtendenza? Non sembra viste anche le occasioni perdute, dai lavori per la costruzione del muro, che poteva essere integrata con una passeggiata unendo Terrarossa con Caprigliola facendo diventare Aulla tappa e unendo la camminata al Parco della Brunella e al Castello. Sarebbe anche da considerare il recupero della sala Polifunzionale che originariamente era utilizzata da diverse associazioni. Ricostruire i luoghi per creare comunità non è svincolato dal tema della sicurezza e dal tema della ricchezza economica. Altrimenti rassegniamoci al considerare risolto il problema delle spaccate nei negozi quando semplicemente questi non vi saranno più.
Stefano Gaffi