
Andrea Camilleri è stato uno scrittore, sceneggiatore, regista, docente, ma la sua notorietà rimane, e resterà, legata alla serie televisiva de
Il commissario Montalbano. Nato nel 1925 a Porto Empedocle, Camilleri si è spento a Roma il 17 luglio 2019. Nei suoi racconti ha sempre messo al centro la “sua” Sicilia: l’antica Trinacria circondata dal Mediterraneo. I popoli affacciati ad esso diventarono potenti quando riuscirono a dominarlo navigando da padroni sulle sue acque. Nel corso della storia ognuno di questi popoli ha lasciato i segni della propria civiltà e di questo mosaico Camilleri andava fiero.
Grazie alla fortunata serie tv anche noi abbiamo imparato ad apprezzare le sfaccettature di un’isola di bellezza incomparabile. Abbiamo sognato guardando tramonti mozzafiato, ci siamo emozionati nel seguire le vicissitudini di “Montalbano sono…”. Abbiamo gustato, a distanza, pranzetti e cenette a base di pesce prelibato; desiderato di vedere Salvo coronare il sogno d’amore con l’eterna fidanzata Livia fra la fragranza delle zagare; abbiamo riso con Catarella (alias Angelo Russo).
La fiction debuttò nel maggio del 1999 su Rai Due in quanto, causa dialetto, non ritenuta adatta per il primo canale. Ma il successo, da subito, travolgente la fece traghettare sulla “rete ammiraglia”. In oltre due decenni “Montalbano-Zingaretti” ha tenuto incollati al video circa un miliardo e duecento milioni di spettatori: 14 stagioni, 36 episodi ed una scia infinita di repliche. Anche le cose belle finiscono e sta per calare, definitivamente, il sipario sulla serie tv dei record.
L’ultimo capitolo sarà “Il metodo Catalanotti”, film girato nel 2019, verrà proiettato dopo la settimana del già chiacchierato Festival di Sanremo, precisamente lunedì 8 marzo, forse per omaggiare le donne nel giorno della festa a loro dedicata. Resterebbero altri due romanzi da trasporre per la tv, ma pare non saranno realizzati. Dal protagonista Zingaretti, il commissario di polizia più amato del piccolo schermo, a tutti gli altri attori parole di amarezza e di nostalgia a cui uniamo le nostre in quanto i personaggi erano divenuti familiari. Li abbiamo ammirati per la straordinaria bravura nel recitare, per l’incisiva presenza scenica, per il buonsenso, la professionalità, l’attaccamento al dovere.
Valori che ciascuno di noi dovrebbe, nel suo ruolo, calare nel quotidiano con onestà intellettuale intrepida, immune dal contagio pandemico dell’omologazione.
Ci mancheranno Vigata, Montelusa, Marinella, luoghi esistenti solo nella penna di Camilleri, con gli argentei ulivi, i muretti a secco, le scogliere a picco e le onde spumeggianti sulla battigia. Soprattutto ci mancheranno “Montalbano sono”, Augello, Fazio, Catarella… le battute, gli scontri, le vicende che hanno attirato la nostra attenzione rendendo meno pesante il forzato periodo del lockdown causa Covid 19. Proprio per questo il sipario cala anche su un pezzo della nostra vita e della nostra storia. Personale e collettiva. Ivana Fornesi