“Camminare insieme”  partendo dall’intuizione  del convegno di Firenze

Il Papa spinge la Chiesa italiana alla celebrazione di un Sinodo nazionale

In chiusura del discorso tenuto lo scorso 30 gennaio ai partecipanti all’incontro promosso dall’Ufficio catechistico nazionale della Cei, Papa Francesco ha citato un passaggio del suo intervento al Convegno ecclesiale di Firenze, ricordando che “desidero una Chiesa ‘sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. […] Una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza’”.
Quindi ha sottolineato di aver menzionato quell’evento perché “dopo cinque anni, la Chiesa italiana deve tornare al Convegno di Firenze, e deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi: anche questo processo sarà una catechesi. Nel Convegno di Firenze c’è proprio l’intuizione della strada da fare in questo Sinodo. Adesso, riprenderlo: è il momento. E incominciare a camminare”.
Una presa di posizione così netta non poteva mancare di suscitare reazioni immediate ai più alti livelli. Per primo il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, in un editoriale pubblicato da Avvenire, ha scritto di “una nuova responsabilità, da vivere con apertura di spirito e gioia che si rinnova e si comunica, avendo come riferimento l’Evangelii gaudium che va considerata una sorta di magna charta del nostro agire ecclesiale”. Tornare a Firenze non è un cammino a ritroso e non è semplice memoria di un evento. “È qui che risiede lo scatto in avanti domandato a tutta la Chiesa italiana da papa Francesco”.
Bassetti, poi, ha invitato la Chiesa italiana a non tradire né soffocare l’intuizione nata a Firenze, pur ammettendo che “come spesso succede nella vita, gli avvenimenti ci hanno travolto – e l’attuale emergenza sanitaria, in tal senso, insegna tantissimo –, ma adesso è tempo di avviare questo processo dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso, con il coinvolgimento di tutto il popolo di Dio e, in particolare, dei laici”. La vitalità delle comunità, messe a dura prova dalla pandemia, “ha bisogno di essere rigenerata”. La celebrazione di un Sinodo può essere di grande aiuto in questo.

Il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze e presidente della Conferenza Episcopale Toscana. Qui con Papa Francesco.

In sintonia con il presidente Cei si è dichiarato, in una intervista ad Avvenire, anche il card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi e vescovo di Albano, precisando che la sinodalità “si esprime su tre livelli: anzitutto lo stile, cioè gli atteggiamenti di vita quotidiani, poi le strutture di dialogo e di ascolto, e solo in terzo luogo gli eventi sinodali”.
“Convenire, afferma, è cosa più ampia del ‘fare un convegno’, anche se ovviamente lo include”. Il punto di partenza per la comunità ecclesiale non può che essere un’autocritica: “Oggi dobbiamo chiederci come mai sono passati largamente nel dimenticatoio contenuti e percorsi non solo di Firenze 2015 ma anche di Verona 2006. Sinodalità, convenire, discernimento sono parole che ritroviamo persino nel Convegno nazionale di Palermo 1995, eppure oggi suonano ancora nuove: le abbiamo considerate come acqua lasciata scorrere senza assorbirla?”.
Papa Francesco, poi, ha parlato più volte di ‘sinodalità dal basso’, intendendo che il primo livello si realizza nelle Chiese particolari tramite organismi di comunione, consigli presbiterali e pastorali, collegi di consultori: solo se questi e altri organismi partono dai problemi e dalle domande della gente la Chiesa assumerà un volto sinodale”.
Una Chiesa, quindi, che sta vicina al popolo, non una Chiesa concentrata su grandi nodi ecclesiastici che somigliano più a terreni di confronto ideologico. “È quella che lui definisce la Chiesa ispirata allo stile del Buon Samaritano, che fascia le piaghe e vive la compassione”.
In merito al ruolo centrale della catechesi, il cardinale ricorda che essa “è stata la prima forma attraverso la quale la Chiesa in Italia si è mostrata come Chiesa di una comunità nazionale, il canale per far entrare in circolo lo spirito conciliare, e oggi ancora il percorso più frequentato persino della Messa domenicale. È la via d’ingresso nella Chiesa. Un contesto quindi molto significativo”.