“Pace bene prezioso, oggetto della nostra speranza”

Il messaggio di Papa Francesco per la 53.ma Giornata mondiale della pace del 1° gennaio

01Papa_Giornata_Pace“Ogni guerra, in realtà, si rivela un fratricidio che distrugge lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana”: è il monito del Papa, che nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace, che si è celebrata il 1° gennaio sul tema “La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”, ricorda che “la pace è un bene prezioso, oggetto della nostra speranza, al quale aspira tutta l’umanità”.
“La speranza è la virtù che ci mette in cammino, ci dà le ali per andare avanti, perfino quando gli ostacoli sembrano insormontabili”, la tesi di Francesco, in una “comunità umana” che “porta, nella memoria e nella carne, i segni delle guerre e dei conflitti che si sono succeduti, con crescente capacità distruttiva, e che non cessano di colpire specialmente i più poveri e i più deboli”.
“Ancora oggi, a tanti uomini e donne, a bambini e anziani, sono negate la dignità, l’integrità fisica, la libertà, compresa quella religiosa, la solidarietà comunitaria, la speranza nel futuro”. “Le terribili prove dei conflitti civili e di quelli internazionali, aggravate spesso da violenze prive di ogni pietà, segnano a lungo il corpo e l’anima dell’umanità”, la denuncia di Francesco, secondo il quale “la guerra comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio” e “si nutre di perversione delle relazioni, di ambizioni egemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo”.

Un momento della marcia della pace organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio il 1° gennaio 2019. (Foto d’archivio Siciliani-Gennari/SIR)
Un momento della marcia della pace organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio il 1° gennaio 2019. (Foto d’archivio Siciliani-Gennari/SIR)

Come già espresso nel recente viaggio in Giappone, il Papa ribadisce che “la pace e la stabilità internazionale sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione o su una minaccia di annientamento totale; sono possibili solo a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione”, mentre “sfiducia e paura aumentano la fragilità dei rapporti e il rischio di violenza… In questo senso, anche la dissuasione nucleare non può che creare una sicurezza illusoria”.
Per “rompere la logica morbosa della minaccia e della paura” e “spezzare la dinamica di diffidenza attualmente prevalente… dobbiamo perseguire una reale fratellanza, basata sulla comune origine da Dio ed esercitata nel dialogo e nella fiducia reciproca”.
La memoria “va custodita non solo per non commettere di nuovo gli stessi errori” ma anche perché essa costituisce la radice e suggerisce la traccia per le presenti e le future scelte di pace. “Non possiamo permettere che le attuali e le nuove generazioni perdano la memoria di quanto accaduto, quella memoria che è garanzia e stimolo per costruire un futuro più giusto e fraterno”.
“Il mondo non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni”. La pace, infatti, è “un edificio da costruirsi continuamente, un cammino che facciamo insieme cercando sempre il bene comune e impegnandoci a mantenere la parola data e a rispettare il diritto”.
Nella parte finale del messaggio per la Giornata mondiale per la pace, il Papa rilancia il messaggio centrale della Laudato sì e il recente Sinodo sull’Amazzonia, auspicando “un nuovo modo di abitare la casa comune, di essere presenti gli uni agli altri con le proprie diversità, di celebrare e rispettare la vita ricevuta e condivisa, di preoccuparci di condizioni e modelli di società che favoriscano la fioritura e la permanenza della vita nel futuro, di sviluppare il bene comune dell’intera famiglia umana”.
“Non si ottiene la pace se non la si spera”, conclude il Santo Padre, esortando a “credere nella possibilità della pace, credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace”.