Il suo nome non è noto, ma è un artista che alla fine del Quattrocento ha lasciato in Lunigiana sculture in marmo di grande pregio
La pala d’altare in marmo nella chiesa parrocchiale di Virgoletta: raffigura la Madonna in Trono tra i Santi Gervasio (a sinistra) e Protasio
Al centro della parete di fondo dell’abside della chiesa di Virgoletta, seminascosta dall’altare maggiore, una grande pala marmorea raffigura la Madonna tra i santi Gervasio e Protasio, titolari della parrocchiale in questo angolo del territorio di Villafranca.
Una chiesa importante, dalla storia che travalica i confini locali, vero e proprio scrigno di “tesori” di fede, ricca di apparati e arredi che nel corso dei secoli si sono sommati grazie ad importanti donazioni e committenze.
Ma questa scultura di notevoli dimensioni (quasi 2 metri di larghezza per 3 di altezza) è sempre rimasta avvolta da un alone di mistero. Almeno fino a quando, sul finire degli anni Novanta, la storica dell’arte Caterina Rapetti l’ha inserita nel repertorio delle sculture del Rinascimento fra Liguria e Toscana raccolte nel libro “Storie di marmo” (Electa, 1998). “L’opera – scrive infatti – appare riconducibile ad un autore che qui indicheremo come Maestro di Virgoletta e che realizza in quest’area altre sculture”.
Un artista senza nome, dunque, che ancora oggi non è stato possibile individuare e identificato, come consuetudine, con il nome di uno dei luoghi dove è presente una delle sue opere.
Particolare della Madonna col Bambino nella grande ancora marmorea nella chiesa di Virgoletta
Emerge tra i numerosi scultori che, nell’affollato e vario Rinascimento italiano, popolavano i laboratori di scultura, in particolare quelli di Carrara, fra i più importanti del tempo. Uno scultore di bottega che tuttavia raggiunge livelli interessanti, emergendo dagli altri suoi compagni di scalpello, e al quale vengono affidate importanti commissioni.
Come questa di Virgoletta. Sono quelli della fine del XV secolo anni nei quali nell’importante borgo che culmina nella mole del castello Malaspina si è appena ricostruita la chiesa: troppo piccola quella esistente, posta ad una quota troppo bassa per lo sviluppo edilizio del paese. Così il nuovo tempio viene edificato proprio sopra il vecchio, ancora oggi in parte visibile nel sotterraneo.
È probabile che per la nuova chiesa si volesse un’opera d’arte di pregio adeguato da collocare sull’altare maggiore, a tal punto da commissionarla probabilmente ai laboratori dei maestri di Carrara e che raffigurasse la Madonna, il Bambino e i Santi Gervasio e Protasio.
Il risultato è davvero d’effetto, solo in parte attenuato dalla mole del successivo altare in stile berniniano realizzato nel Seicento per volere della potente e ricca famiglia dalla Porta e destinato a conservare i “Corpi” dei santi Fausto, Agatopo, Pellegrina e Quinta, raffigurati nel paliotto dell’altare stesso.
La facciata della chiesa parrocchiale di Virgoletta
Una riorganizzazione del presbiterio che ha fatto spostare la grande scultura sulla parete di fondo dove oggi la vediamo.
Al centro della composizione voluta dal misterioso autore, la Madonna è in trono, assisa su nuvole: seduto sulla gamba sinistra è il Bambino, al quale porge un oggetto, forse un frutto. Gesù è rivolto verso di noi, la mano destra benedicente, la sinistra fra le pagine aperte di un libro.
Nelle due nicchie laterali sono i Santi martiri del III secolo Gervasio, a sinistra, e Protasio, rivestiti da una corta veste fermata da una cintura. Entrambi mostrano gli stessi simboli del martirio, cioè la palma e la spada con la quale Gervasio venne decapitato.
L’opera è completata, in basso, da una predella che mostra, al centro, Cristo in Pietà e, ai lati, la teoria degli Apostoli, alcuni dei quali facilmente riconoscibili per i simboli che li identificano.
In alto, a fastigio del corpo centrale dell’ancona marmorea, tra guglie e le figure di due santi (San Rocco e Santa Caterina d’Alessandria) è scolpita l’immagine dell’Eterno Padre benedicente. Secondo gli studi, in quest’opera si possono vedere influssi tipici dell’arte ligure-lombarda, diffusasi dal nord attraverso l’ambito genovese, riscontrabili in modo particolare nelle figure dei due Santi e dell’Eterno Padre.
La sua mano anche a Licciana e a Crespiano
Madonna col Bambino nella chiesa di San Giacomo a Licciana: in pratica una vera e propria replica di quella di Virgoletta
Per confronto stilistico e al termine di una lunga ricerca durata anni nelle chiese delle province dell’antica diocesi di Luni, Caterina Rapetti, nel suo “Storie di marmo”, ha potuto attribuire al “Maestro di Virgoletta” altre due opere presenti in altrettante chiese della Lunigiana, entrambe nella valle del Taverone, non troppo lontane dalla località villafranchese.
La prima si trova a Licciana, nella parrocchiale di San Giacomo Maggiore.
Anche in questo caso di tratta di una grande ancora marmorea collocata sulla parete di fondo del presbiterio, al centro del coro dietro l’altare maggiore. Pur oggi organizzata in modo diverso a seguito di quello che fu un vero e proprio smembramento della scultura originale, le figure che compongono l’opera evidenziano l’essere state realizzate dalla stessa mano. In particolare l’immagine della Madonna con il Bambino è, di fatto, una vera e propria replica. La possiamo vedere entro una nicchia, posta in alto, sopra il vano centrale dove l’artista l’aveva realizzata sul modello di quella di Virgoletta. Ai lati erano i due santi che possiamo vedere nella collocazione originaria: San Rocco, a sinistra, e San Sebastiano, a destra.
Anche qui l’ancona era completata dalla presenza dell’Eterno Padre nella parte superiore (poi spostato ancora più in alto), e da una predella con Cristo in Pietà e la teoria degli Apostoli. A differenza di Virgoletta, a Licciana la scultura reca l’anno di realizzazione, il 1494, all’interno di una dedica dalla quale si deduce come l’ancona in marmo potesse in origine essere collocata all’interno dell’oratorio di San Rocco e solo in seguito trasferita nella parrocchiale.
Il Calvario nella pieve di Crespiano
L’altra opera riconducibile alla stessa mano del “maestro” si trova qualche chilometro più a monte, nell’antica pieve di Crespiano. Si tratta della rappresentazione del Calvario collocata sopra l’altare nella parete di fondo della navata destra della chiesa intitolata a Santa Maria Assunta. Composta da tre elementi principali, la scultura propone, al centro, un crocifisso affiancato, in basso, dalle figure della Vergine dolente e di San Giovanni Evangelista.
Anche quest’opera è ricordata nella visita di mons. Peruzzi del 1584 come “pulcro crucifixo lapideo” ed è riconducile alla fine del XV secolo. “I tratti dei volti, il trattamento delle capigliature, i modi dei panneggi – si legge in “Storie di marmo” – fanno ricondurre questo gruppo scultoreo all’autore della pala di Virgoletta e di Licciana, uno scultore di cultura ligure-lombarda”.
In attesa che nuovi studi possano svelare il mistero della sua identità, abbiamo comunque la consapevolezza di poter ammirare il risultato del lavoro di un autore di grande rilievo, capace di attirare committenze per alcune delle chiese più importanti del tempo nel nostro territorio. Committenze che potevano essersi rivolte direttamente a lui o al laboratorio d’arte nel quale prestava la sua opera di valente scultore.