Il pane che io darò è la mia carne

Domenica 11 agosto – XIX del Tempo Ordinario
(1Re 19,4-8; Ef 4,30-5,2; Gv 6,41-51)

Il quarto vangelo non ci racconta l’istituzione della Eucaristia durante la Cena, ma nel discorso eucaristico che stiamo leggendo in queste domeniche troviamo le parole della Cena dette al futuro che corrispondono alla formula che ascoltiamo abitualmente.
“Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” corrisponde a “Questo [pane] è il mio corpo offerto per voi”.
1 Come può dire: Sono disceso dal cielo? La perplessità degli ascoltatori di Gesù riflette i dubbi di fede che accompagnano la vita di ogni credente. Chi si sforza di crescere nella fede sente il divario che esiste tra la professione di fede e la vita vissuta: è il chiaro-scuro della fede, perché la vita al seguito di Gesù è un cammino impegnativo.
È possibile percorrerlo solo perché siamo fortificati dal Pane che Lui ci dona e dalla fiducia nella sua Parola. La nostra fragilità nella fede diventa una richiesta di aiuto, un grido come quello di Pietro quando sta affondando: “Signore, salvami”
(Mt 14,30).
2 Nessuno viene a me se non l’attira il Padre. Noi pensiamo comunemente che la vita religiosa sia l’iniziativa di chi si mette alla ricerca di Dio, ma in realtà è Dio che ci attira verso suo Figlio: “Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato”.
Chi accoglie la chiamata di Dio entra in una dimensione spirituale che lo porta a intravedere il volto di Dio, a scrutare il suo pensiero fino a farlo diventare motivo di vita per sé e comunicazione ai fratelli.
Il centro della fede cristiana è vivere alla presenza di Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, come dice San Paolo: “Io ritenni di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso”
(1Cor 2,2). Chi vive di fede non si isola dal mondo, ma aiuta l’azione dello Spirito per la conversione dei lontani e si adopera per dar vita alla nuova società, alla nuova storia, alla nuova cultura.
Per attuare il vero progresso bisogna ritrovare il gusto della contemplazione, la quale permette agli uomini di accumulare di nuovo l’energia di cui li ha privati la frenesia della vita moderna.
3 Alzati, mangia! Lungo per te il cammino. Come il profeta Elia, anche noi abbiamo bisogno di un nutrimento spirituale per mantenere la fede e compiere la nostra missione qui sulla terra.
Il profeta Elia è stanco e sfiduciato, mangia il pane della Provvidenza e poi torna a dormire. Ma l’angelo lo sveglia e gli dice: “Alzati, mangia, troppo lungo è per te il cammino”
(1Re 19,7).
Con la forza di quel pane Elia cammina per quaranta giorni, fino all’incontro con Dio. La fede cresce e la vita cristiana è irrobustita quando è nutrita dall’Eucaristia e dall’ascolto della Parola, quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia.
La fede allarga il cuore nella speranza e consente di offrire una testimonianza capace di moltiplicarsi.

† Alberto