Domenica 18 agosto – XX del Tempo Ordinario
(Pro 9,1-6; Ef 5,15-20; Gv 6,51-58)
Il discorso eucaristico volge alla fine, e Gesù dagli aspetti materiali passa decisamente alla realtà spirituale. Se è piacevole il clima conviviale di ogni mensa, la partecipazione alla Cena di Gesù è molto di più: è comunione con Lui, è partecipazione alla sua vita, è preludio e pegno di immortalità.
1 Chi mangia me vivrà per me. Il partecipare alla mensa del Signore è comunione con Gesù morto e risorto, con Gesù glorificato che siede alla destra del Padre, e nella Eucaristia Gesù non si dona soltanto affinché mangiamo la sua carne, ma perché siamo riempiti del suo spirito e della sua grazia.
Nutrendoci di Cristo risorto, diventiamo pure noi dei risorti, a sua immagine. Sotto la sua diretta influenza siamo resi capaci dell’amore universale che Lui è venuto a predicare e a testimoniare, ci sentiamo in comunione con Dio e con tutti gli uomini.
I comunicanti mossi da un medesimo ed unico Spirito, sono portati a diventare nella Chiesa un solo spirito, così come sono fatti un solo Corpo: “Perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito” (Preghiera Eucar. 3).
2 Ha la vita eterna. Nella rilettura della storia della salvezza fatta nel libro del Deuteronomio si legge: “Ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore” (Dt 8,3).
Assimilando il vero alimento che è il corpo di Cristo, ci uniamo alla sua vita che è la vita di Dio, vita eterna, perché la vita di Cristo è una vita divina, è la vita stessa del Padre del cielo. Coloro che si sono nutriti della Eucaristia non possono restare morti perché hanno ‘sfruttato’ il pane della vita, che Dio ha inviato dal cielo appunto per donare la vita in eterno.
3 Io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Cristo morto e risorto è caparra della nostra risurrezione, perché porta con sé tutti coloro che sono vissuti in comunione con Lui. L’Eucaristia contiene tutto il mistero della nostra salvezza, messo a nostra disposizione ogni giorno, e se contiene il Cristo risorto, se è il sacramento della Pasqua, deve avere per effetto fare di noi dei risorti, perché l’Eucaristia è assimilazione a Cristo.
Se è vero che ogni nutrimento consiste in una assimilazione, nutrendoci di Cristo risorto, diventiamo pure noi dei risorti, a sua immagine e sotto la sua diretta influenza: “Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. Nell’ultimo giorno, quando apparentemente la morte biologica avrà distrutto la vita, Gesù risusciterà quanti gli sono stati dati dal Padre, perché “questa è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna”.
Noi non siamo gli uomini del passato, ma siamo protesi verso l’avvenire, la nostra piena realizzazione e il completamento della storia sarà ma alla fine del tempo.
† Alberto