L’impegno dei cattolici  in Italia per avviare  processi di partecipazione

Al cuore della democrazia: conclusa a Trieste la Settimana sociale dei Cattolici in Italia. L’apertura dell’evento con il Capo dello Stato Mattarella; la chiusura con Papa Francesco

L’arrivo di Papa Francesco alla Settimana Sociale di Trieste (Foto Vatican Media/SIR)

Dal 3 al 7 luglio 2024, Trieste ha ospitato la 50ª edizione della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, un evento che ha visto la partecipazione di delegati da ogni angolo del Paese, riuniti per discutere e riflettere sul tema “al cuore della democrazia”. I temi delle piazze tematiche, delle relazioni e degli incontri assembleari sono stati vari e di grande attualità: la cittadinanza attiva, l’inclusione nello sport, la democrazia digitale, il futuro dell’Europa, le comunità energetiche rinnovabili.
Questi incontri hanno offerto spunti di riflessione e hanno permesso di condividere tra i delegati delle Diocesi esperienze e buone pratiche. La Settimana Sociale, la cui storia si intreccia con la storia dell’Italia, ha ripreso e attualizzato lo spirito del beato Giuseppe Toniolo, che nel 1907 lanciò questo evento nell’epoca in cui i cattolici italiani si affacciavano alla vita politica e sociale del Paese.

(Foto Siciliani – Gennari/SIR)

In un contesto nuovo, il convegno triestino ha fatto emergere un concentrato di energia e di attivismo che, seppur lontano dalle luci della ribalta mediatica, mostra come il mondo cattolico sia vivo e capace di animare le comunità in cui è inserito.
Tre parole hanno iniziato a prendere forma a Trieste, da cui emerge lo spaccato di una Chiesa sensibile alle trasformazioni della società e protesa a contribuire al bene comune.
La prima osservare. I cristiani sono invitati a mantenere uno sguardo vigile per riconoscere gli eventi. Ciò implica l’accettazione della realtà così com’è, servendo il bene comune e rimanendo fedeli al contesto reale in cui vivono, piuttosto che a un mondo ideale e irrealizzabile.

L’apertura dei lavori della Settimana Sociale di Trieste con il presidente Sergio Mattarella e il card. Matteo Zuppi (Foto Siciliani – Gennari/SIR)

La seconda parola è custodire. Dalla Settimana emerge un cattolicesimo capace di immergersi nelle situazioni che osserva, interrogandosi e prendendosene cura, sentendo un senso di appartenenza verso la realtà.
La terza è presenza. Essere presenti significa vivere la complessità di una società articolata, in cui è importante la capacità di “stare nel conflitto”, un contesto che, se vissuto, può diventare fonte di crescita collettiva.
A fare da cornice a queste tre parole il Vangelo e la Costituzione, ben rappresentati dalla presenza a Trieste del Presidente della Repubblica all’inaugurazione della Settimana e di Papa Francesco alla chiusura.
Il Capo dello Stato, che ha sottolineato l’importanza della partecipazione attiva dei cattolici nel dibattito pubblico per promuovere giustizia e pace, ha rimarcato comecardine della Costituzione sono “le persone, le relazioni e le comunità a cui esse danno vita, le espressioni civili, sociali, economiche che sono frutto della loro libertà, delle loro aspirazioni, della loro umanità”.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Questo è il cuore della democrazia – ha sottolineato Mattarella – che non è conquistata per sempre”.
Papa Francesco ha chiuso i lavori con una celebrazione eucaristica in Piazza Unità d’Italia, seguita dall’Angelus. La presenza del Papa ha rappresentato un momento di particolare intensità spirituale e ha richiamato l’attenzione sul messaggio di “scelte coraggiose” necessarie per affrontare le sfide della democrazia.
“Come cattolici, in questo orizzonte – ha affermato il Santo Padre – non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata. Ciò significa non tanto di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico. Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi. No. Dobbiamo essere voce, voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce. Tanti, tanti non hanno voce. Tanti. Questo è l’amore politico, che non si accontenta di curare gli effetti ma cerca di affrontare le cause”.

Fedeli partecipano alla S. Messa celebrata dal Papa in piazza Unità d’Italia a Trieste (Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Abitare” è la parola che sintetizza l’impegno emerso al termine della Settimana sociale: abitare le tante crisi di questo tempo senza lasciarsi sconfiggere dalla tentazione della semplificazione ma affrontando la complessità avendo come orizzonte l’ecologia integrale di Papa Francesco; abitare le case dei senza dimora e degli scarti prodotti dalla società del consumismo; abitare i confini con la consapevolezza di poter essere crocevia di una società desiderosa di mettere un piede nel futuro provenendo da tante strade differenti; abitare con uno sguardo di speranza del cristiano il tempo che si è chiamati a vivere.
È con queste consapevolezze che i delegati hanno fatto ritorno alle proprie Diocesi. Non per occupare o rioccupare la scena pubblica – il Papa da questo punto di vista è stato chiaro, riprendendo i concetti già espressi 9 anni fa al convegno ecclesiale di Firenze: “non dimentichiamo che avviare processi è più saggio di occupare spazi” – ma per “essere artigiani di democrazia e testimoni contagiosi di partecipazione”, dando il proprio contributo alla costruzione del futuro.

Alessandro Conti
Reponsabile diocesano della Pastorale Sociale e del Lavoro
e delegato alla Settimana sociale