
Un concorso nazionale con premio anche ad Anya Crocetti del Liceo classico di Aulla. Ha partecipato alla premiazione di giovedì 30 maggio a Montecitorio

Quel 30 maggio 1924 si levò nell’aula del Parlamento italiano una voce libera di denuncia contro le violenze e le illegalità dei fascisti nelle elezioni politiche del 6 aprile. Le pronunciò con coraggio con riscontri oggettivi il deputato socialista Giacomo Matteotti (Fratta Polesine 1885-Roma 1924) e gli costò la vita.
Le ha rilette con vigore espressivo l’attore Alessandro Preziosi in quello stesso Parlamento il 30 maggio scorso. Il regime che si stava consolidando in dittatura lo fece rapire il 10 giugno e lo assassinò, solo due mesi dopo nell’agosto afoso furono trovate le sue ossa e i denti con cui lo avevano riconosciuto.
Per onorare con consapevole memoria quel 30 maggio la Fondazione G. Matteotti e Studi Storici Filippo Turati col Ministero dell’Istruzione hanno indetto un concorso rivolto agli studenti.

Anche Anya Crocetti del Liceo classico di Aulla ha meritato riconoscimento del suo testo inviato, dopo il lavoro di tutta la classe sulla figura di Matteotti con la guida delle insegnanti di storia e di greco.
Anya intitola Tempesta il suo scritto; per sequenze rapide seguiamo il treno che riporta a casa quella bara quasi vuota, abbracciata da Velia con nel cuore altri giorni di un altro agosto fresco, verde, vivo quando nascevano idee e amori e la morte non si prendeva ancora niente.
Fu invece tempesta in quell’agosto e Anya usa il criterio narrativo del “correlativo oggettivo”; usa oggetti ed eventi messi in relazione ai suoi pensieri e alle sue emozioni, momenti forti di formazione culturale e civile, a cui ha contribuito anche la Giornata romana alla presenza del Capo dello Stato e delle altre istituzioni.
La natura la sente indignata come se stesse marcendo, sfinita, priva di vitalità, l’aria soffocava, tutto era pesante, anche la croce che il parroco reggeva in cima al corteo per il cimitero di Fratta. Non c’era niente di puro.

Le cose stavano tragicamente cambiando, il sistema democratico, anche se incompiuto, stava naufragando, i giornali chiusi o censurati per ogni parola di dissenso al regime, l’aula parlamentare presto fatta “bivacco dei miei legionari” come si esaltò a dire Mussolini rivendicando di essere lui il mandante del delitto Matteotti.
I pochi resti mortali arrivarono al camposanto, la nostra studentessa affida al colore intenso e al delizioso profumo di un cespuglio di lavanda, che contrasta col bianco invecchiato delle tombe, la rilevanza simbolica di un’altra tempesta, buona e conforme alle virtù civili che Giacomo aveva incarnato nella sua vita pubblica e privata.
Ai giovani oggi quel profumo di purezza della lavanda indica amore per la libertà e coraggio di dotarsi di senso critico e passione di verità, coraggio di manifestare le proprie idee, tanto più oggi in cui circola “un’orgia” di parole false e bugiarde.
All’assunzione di responsabilità ha voluto dare onore la Giornata che ha ricordato quel 30 maggio che tiene vivo Matteotti. Il gruppo andato a Roma con alcuni insegnanti è rimasto contento dell’esperienza fatta nel luogo simbolo della sovranità che ogni cittadino esercita per diritto costituzionale.
Sul piano logistico c’è stato qualche disguido perché come per altri giovani c’è stata sistemazione in tribuna giornalisti e senza poi l’invito a scendere in basso per ricevere in mano un riconoscimento di partecipazione con merito al concorso.
Maria Luisa Simoncelli