Anche dall’Abruzzo un segnale a livello nazionale?
Il confermato Governatore dell'Abruzzo Marco Marsilio
Il confermato Governatore dell’Abruzzo Marco Marsilio

“Dalla Sardegna un segnale anche a livello nazionale?” è stato il titolo dell’editoriale del nostro settimanale di due settimane fa. Appare d’obbligo replicare quel titolo – giocando un po’ con l’ordine delle parole – anche all’indomani delle elezioni dell’Abruzzo. La seconda delle tre consultazioni regionali (la Basilicata andrà alle urne il 21 aprile) che faranno da apripista al rinnovo del Parlamento Europeo dell’8-9 giugno, con l’ampia riconferma del presidente uscente Marsilio, non ridimensiona la sconfitta al fotofinish della destra in Sardegna e i suoi segnali nazionali ad un episodio subito cancellato, ma aggiunge nuove considerazioni ad un quadro politico in evoluzione molto di più di quanto sembra.

Il messaggio sardo sulla battibilità di una destra che nel 2022 non ha ricevuto un mandato in bianco dagli italiani è stato confermato dal governo stesso, che in queste due settimane ha percorso l’intero Abruzzo con la visita di 14 ministri e 11 sottosegretari, evidenza che una seconda sconfitta era temuta. Le elezioni abruzzesi consegnano però altri messaggi. Il primo di questi è per la destra. La tenuta di Forza Italia, che con il 13,4% ottiene cinque punti in più rispetto alle politiche del 2022 e il contestuale arretramento della Lega, ferma al 7,6%, dall’8,1% di un anno e mezzo fa e il partito di Giorgia Meloni saldo al 24%, se confermati nel voto nazionale di giugno, determinerebbero un significativo mutamento degli equilibri di governo. Parlare di rimpasti è ancora prematuro, perché c’è un piano internazionale che sempre di più influisce su una certa autoreferenzialità della politica italiana. I futuri equilibri nazionali passano per l’individuazione dei nuovi vertici della UE e dipendono da quanto si sposterà verso destra il baricentro della politica comunitaria. L’esito del voto continentale dirà, ad esempio, se l’Italia sarà sottoposta o meno – con effetti pesanti sul consenso nei confronti del governo – ad una procedura di infrazione per deficit eccessivo, visto che i dati economici non permettono di confermare le previsioni fatte quando fu confezionata la legge di bilancio.

Ma un messaggio arriva anche per il centrosinistra, con il Pd che supera il 20% ed è la seconda forza in regione e un Movimento 5 Stelle che sui territori mostra tutta la sua inconsistenza: in Abruzzo si è fermato al 7%, poco al di sotto del 7,8 sardo. Se per il partito di Schlein è la conferma del ruolo guida nella coalizione, diventa difficile dare ad un campo di alleanze che vuole essere largo, a costo di annacquare identità e parole d’ordine, una consistenza elettorale capace di fronteggiare un’alleanza, quella costruita trent’anni fa da Berlusconi, che nonostante i mutamenti di equilibri interni, si presenta all’elettorato con una fisionomia e valori di fondo consolidati.

Davide Tondani